titolo : NISYROS - L’ISOLA del TESORO
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NISYROS - L’ISOLA del TESORO
di PUCCY – Ornella Baciocchi
“Chi scopre NISYROS scopre un TESORO”, credetemi, NISYROS è una vera sorpresa! Durante un burrascoso viaggio notturno da Karpathos a Rodi incontrai una deliziosa signora torinese che come me non dormiva e contemplava, fra estasi e seria preoccupazione, i furiosi abbracci di vento e mare fra cui si dibatteva il nostro povero traghetto… fu lei a narrarmi di Nisyros e sulle ali del suo narrare arrivai a Rodi in un soffio. Per lei Nisyros era stata qualcosa di veramente speciale, come aver scoperto un prezioso Tesoro nascosto dai Pirati; mi parlò di spiagge sabbiose e deserte, panorami meravigliosi e contrastanti, antiche mulattiere, borghi da cartolina silenziosi e caratteristici, grotte naturali in cui fare una sauna gratuita, prodotti locali inusuali e deliziosi, antiche vestigia, due musei da non perdere, tradizioni forti e cucina eccellente.. e di pochi turisti… Ma come è possibile,- ribatto - tutti conoscono il Vulcano di Nissyros, è a due passi da KOS e molti ci vanno!… Vero, ma quasi tutti la visitano di corsa e se ne vanno senza aver avuto il tempo di aprire quello scrigno nero che custodisce, oltre al Vulcano e al grazioso porticciolo di Mandraki, ben altre perle….. Così decisi che, prima o poi, sarei partita anch’io per questa “caccia al tesoro” e quando finalmente venne quel giorno mi resi subito conto che la “mappa” era gelosamente custodita dai simpatici “pirati dell’isola”, loro, che vivevano ancora la loro isola come un tempo, senza sfarzi e lustrini, senza troppo preoccuparsi dei turisti che vengono e vanno, senza preoccuparsi troppo di trattenerli, quasi gelosi della loro intimità e dei loro segreti, felici del fatto che la sera, partiti i barconi delle escursioni, tutto torni come un tempo. Dunque aveva ragione la signora torinese… pochi turisti si fermano a NISYROS! Ma io ero sbarcata con la ferma volontà di fermarmi, con il desiderio di entrare nel “covo dei pirati”, di cercare di carpire il lato segreto e scoprire il Tesoro!!!
Arrivo a MANDRAKI
Partiamo per Nisyros di mattino molto presto, in una luminosa domenica di Giugno. Il profilo inconfondibile dell’isola-vulcano appare già da lontano: il suo cono scuro spicca sull’orizzonte chiaro, catalizza lo sguardo, suscita un certo timore e al tempo stesso una fatale attrazione…. Un innocuo schizzo marino mi fa distogliere sguardo e pensieri dal cupo Vulcano e mi riporta alla pacata atmosfera di questo mattino egeo, da Kardàmena a Nisyros il tragitto è proprio breve, un’oretta scarsa, il mare è tranquillo, onde lunghe e lente, il sole già caldo e il cielo senza una nube.
Il piccolo traghetto che fa la spola fra le due isole caracolla pigro e lento, mi piace stare appoggiata al parapetto, farmi pettinare dal vento e inspirare a pieni polmoni il profumo della salsedine: il mare, lo adoro…
Dopo neanche mezz’ora di viaggio costeggiamo la bianca isoletta di GIALI, una mezzaluna di soffice e candida pomice che sta a metà strada fra Kos e Nisyros, poi ci avviciniamo sempre di più alle case di MANDRAKI che iniziano a bordare di bianco la costa ed infine entriamo nel porticciolo di Nisyros che dista 500 - 800 mt circa dal paese.
Scendiamo proprio in pochi, noi e qualche altro passeggero locale, la maggior parte del carico è costituito da pacchi e pacchetti, rifornimenti alimentari e materiale edilizio, di tutto di più: è evidente che questo battello rappresenta per Nisyros il contatto con il mondo tramite Kos.
Sul piazzale antistante le banchine stazionano i bus destinati alle escursioni organizzate da Kos, ci sono un paio di agenzie di noleggio auto e moto, un bar, sulla sinistra spiccano la bianca chiesetta di Agios Nikita e un paio di strutture dove è possibile soggiornare. La prima è “Tria Adelphi” o se preferite “3 Brothers”, proprio vicino al mare e alla chiesetta, la seconda “Romantzo”, appena dietro i Tria Adelfi e distinguibile per gli infissi blu. Decidiamo di fermarci qui, ci sembra una sistemazione logisticamente perfetta e tranquilla, ci rivolgiamo al “Tria Adelfi” e troviamo subito una camera, piuttosto piccola e semplice ma con il balconcino che guarda il mare verso est: domattina vedremo il sole sorgere dal mare…
Sistemiamo i bagagli, indossiamo il costume, infiliamo l’asciugamano nello zainetto e via a piedi verso il paese a caccia di un bagno…
Dal porto camminiamo lungo il mare e incontriamo i primi ristoranti, negozietti di souvenir, bar e taverne, strategicamente allineati lungo l’unica strada che porta verso il centro e che tutti i turisti provenienti da Kos percorrono. Il paese vero e proprio inizia alla fine di questa strada, dove si apre uno slargo a ridosso di una graziosa spiaggetta di sabbia fine, dove, sostanzialmente, la spiaggia diventa anche la piazza del paese, dove gli ombrelloni della spiaggia si mescolano con quelli dei caffè e dei ristoranti, dove la gente si incontra per fare un bagno in mare o bere un ouzo: MANDRAKI mi piace subito, è amore a prima vista.
Il piccolo traghetto che fa la spola fra le due isole caracolla pigro e lento, mi piace stare appoggiata al parapetto, farmi pettinare dal vento e inspirare a pieni polmoni il profumo della salsedine: il mare, lo adoro…
Dopo neanche mezz’ora di viaggio costeggiamo la bianca isoletta di GIALI, una mezzaluna di soffice e candida pomice che sta a metà strada fra Kos e Nisyros, poi ci avviciniamo sempre di più alle case di MANDRAKI che iniziano a bordare di bianco la costa ed infine entriamo nel porticciolo di Nisyros che dista 500 - 800 mt circa dal paese.
Scendiamo proprio in pochi, noi e qualche altro passeggero locale, la maggior parte del carico è costituito da pacchi e pacchetti, rifornimenti alimentari e materiale edilizio, di tutto di più: è evidente che questo battello rappresenta per Nisyros il contatto con il mondo tramite Kos.
Sul piazzale antistante le banchine stazionano i bus destinati alle escursioni organizzate da Kos, ci sono un paio di agenzie di noleggio auto e moto, un bar, sulla sinistra spiccano la bianca chiesetta di Agios Nikita e un paio di strutture dove è possibile soggiornare. La prima è “Tria Adelphi” o se preferite “3 Brothers”, proprio vicino al mare e alla chiesetta, la seconda “Romantzo”, appena dietro i Tria Adelfi e distinguibile per gli infissi blu. Decidiamo di fermarci qui, ci sembra una sistemazione logisticamente perfetta e tranquilla, ci rivolgiamo al “Tria Adelfi” e troviamo subito una camera, piuttosto piccola e semplice ma con il balconcino che guarda il mare verso est: domattina vedremo il sole sorgere dal mare…
Sistemiamo i bagagli, indossiamo il costume, infiliamo l’asciugamano nello zainetto e via a piedi verso il paese a caccia di un bagno…
Dal porto camminiamo lungo il mare e incontriamo i primi ristoranti, negozietti di souvenir, bar e taverne, strategicamente allineati lungo l’unica strada che porta verso il centro e che tutti i turisti provenienti da Kos percorrono. Il paese vero e proprio inizia alla fine di questa strada, dove si apre uno slargo a ridosso di una graziosa spiaggetta di sabbia fine, dove, sostanzialmente, la spiaggia diventa anche la piazza del paese, dove gli ombrelloni della spiaggia si mescolano con quelli dei caffè e dei ristoranti, dove la gente si incontra per fare un bagno in mare o bere un ouzo: MANDRAKI mi piace subito, è amore a prima vista.
Il mare tranquillo e cristallino e la sabbia calda e vellutata sono una tentazione: ci uniamo alle famigliole locali in pausa domenicale. Dopo qualche bagno viene fame, prendiamo un gustoso gyros-pitta nella rosticceria dietro la spiaggia e riprendiamo l’esplorazione.
Questa cittadina ha un carattere tutto suo, spiccatamente marinaro, profuma di sale, alici e polipi, pomodorini e basilico: ha un gusto più mediterraneo che egeo. Mandraki è diversa dalle dolci cittadine del Dodecaneso e diversa dagli abbaglianti paesi delle Cicladi, per certi versi mi ricorda di più qualche borgo marinaro del sud Italia.
Tenendo il mare, arriviamo ad una costruzione circolare di pietra scura, forse una antica Torre di avvistamento, o forse un Mulino, che vigila il lato più esposto del paese e che connota il suo profilo. Da qui inizia la Paralia, il vero e proprio lungomare di Mandraki, su cui si affacciano case, bar e taverne con i loro polipi stesi sulle corde ad asciugare al sole, pronti per finire nei piatti come appetitosi mezede. Sullo sfondo, in cima alla collina che ripara il paese dai venti del nord, il bianco monastero della Panagia Spiliani
Questa cittadina ha un carattere tutto suo, spiccatamente marinaro, profuma di sale, alici e polipi, pomodorini e basilico: ha un gusto più mediterraneo che egeo. Mandraki è diversa dalle dolci cittadine del Dodecaneso e diversa dagli abbaglianti paesi delle Cicladi, per certi versi mi ricorda di più qualche borgo marinaro del sud Italia.
Tenendo il mare, arriviamo ad una costruzione circolare di pietra scura, forse una antica Torre di avvistamento, o forse un Mulino, che vigila il lato più esposto del paese e che connota il suo profilo. Da qui inizia la Paralia, il vero e proprio lungomare di Mandraki, su cui si affacciano case, bar e taverne con i loro polipi stesi sulle corde ad asciugare al sole, pronti per finire nei piatti come appetitosi mezede. Sullo sfondo, in cima alla collina che ripara il paese dai venti del nord, il bianco monastero della Panagia Spiliani
Le case di Mandraki sono ben ancorate ai grandi scogli neri, molto spesso sferzati da onde possenti che si infrangono in mille spruzzi e arrivano a bagnare taverne e passanti, le case di Mandraki sono tutte costruite con grandi e scure pietre laviche, legate da una malta bianchissima, molte sono intonacate di bianco ma molte lasciano orgogliosamente in evidenza le loro ossa nere. Sarà il contrasto degli scogli neri con gli intonaci candidi, sarà l’aria pregna di salsedine che si respira, il profumo di basilico e timo che viene dai suoi muri, sarà questa atmosfera di quiete domenicale che ci avvolge ma… le prime immagini di Nisyros ci incantano. Continuiamo la nostra tranquilla passeggiata lungo il mare, l’aria è quasi ferma e il mare tranquillo, non ci accorgiamo neppure di essere arrivati alla fine del paese.
La spiaggia di CHOCHLAKI
Proprio in fondo al paese, sotto l’alta rupe del Kastro su cui troneggia il Monastero della Panagia Spiliani, inizia un bel sentiero lastricato di sassolini bianchi e neri, un lungo e prezioso tappeto steso sulla scogliera che arriva fino alla spiaggia di Chochlaki. Questa ampia baia, nonostante la sua vicinanza al centro abitato, conserva intatto il suo sapore selvaggio: forse sono le grandi rocce nere e rossastre che le fanno da sfondo e corona o i sassi levigatissimi e lucenti della battigia, forse è la voce dell’onda che viene amplificata dalla curva falesia gialla su cui poggia il Monastero, forse è lo schiumare inquieto del mare fra gli scogli, forse è l’impatto a sorpresa con un paesaggio inaspettato nell’Egeo, ma la spiaggia di Chochlaki è per noi una piacevole scoperta. Essendo domenica la spiaggia è affollata da gente del paese anche se parlare di affollamento è decisamente improprio visto che la maggior parte della spiaggia è completamente deserta: una simpatica torma di scugnizzi locali è impegnata in una gara di tuffi, si incitano a vicenda, ridono divertiti per la “bomba” di Costas e sollecitano una fotografia per la performance di Stamatis che non posso loro negare….
La domenica del VILLAGGIO
Ritornando verso il paese ci addentriamo nei vicoli interni e il dedalo delle viuzze ci offre ombra e frescura. Le immagini sono quelle di una domenica tranquilla: un gattone rosso dorme sornione sulla soglia di casa, i canarini cinguettano nella gabbia appesa vicino alla porta azzurra, una bella melodia rebetika esce da una finestra, le tendine di mussola leggera svolazzano sulla via... All’improvviso ci troviamo davanti la mole della Panagia Potamiotissa, costruita in pietre laviche a vista quasi totalmente sbiancate dalla calce. La “Madonna del Fiume”, questo sarebbe il suo nome italiano, ha il tetto candido ed è circondata da un alto muro, altrettanto candido, che una volta era un argine. Il suo nome lo deve infatti al piccolo fiume che una volta scorreva proprio in quel luogo e di cui ancor oggi è intuibile il percorso anche se sostituito da un camminamento ricamato di tondi ciottoli bianchi e neri. Anche la pavimentazione della chiesa è di ciottoli bianchi e neri, l’interno è inaspettatamente ampio e, come si conviene alla cattedrale del paese, ricco di decori e curato, profuma di cera e di pulito. Alcune donne stanno mettendo fiori e accendendo ad una ad una le lampade votive, da quello che mi dicono e capisco, stasera ci sarà una funzione importante che coinvolge tutto il paese. Mandraki ci piace sempre di più, i ciottoli marini bianchi e neri decorano ogni passaggio, soglie e piazzette, sembrano tappeti, centrini di pizzo, stesi a profusione, uno diverso dall’altro, la Piazza del Municipiosembra addirittura una grande corolla sbocciata sotto il sole. La Piazza Centrale del paese è inusuale, praticamente uno slargo della via principale ombreggiato da un enorme albero, oggi pomeriggio taverne e caffè sono chiusi, apriranno la sera. La gente del posto sembra proprio non curarsi del turismo e si gode la domenica in santa pace, un gruppetto di uomini gioca a tavli, una famigliola è riunita in chiacchiere sulla soglia di casa sotto un frondoso albero, i gatti gironzolano tranquilli, una bella tavolata di allegri commensali sta pranzando praticamente in mezzo alla via incurante dei rari passanti …
Panagia Potamiotissa |
Salendo una prima serie di gradini si accede alla Fortezza dei Cavalieri di San Giovanni e al Kastro, e dopo un’altra serie di gradini si arriva al principale monastero dell’isola dedicato alla Panagia Spiliani,la “Madonna della Grotta”, Per arrivare fino alla grotta si dice ci siano in tutto 270 gradini, io ho contato i primi 81 fino all’ingresso del Kastro ma poi ho perso il conto… Questo grandioso monastero sembra un labirinto e nei suoi meandri custodisce la veneratissima Icona della Madonna della Grotta protettrice dell’isola di Nisyros. Anche questo luogo di culto deve il suo nome al luogo in cui sorge ed alla sua leggenda. Si racconta che nel 1400 un pastore trovò in una grotta vicina alla sorgente del paese una bellissima icona e la portò nella cattedrale della Panagia Potamiotissa. Il giorno dopo l’icona scomparve ma venne ritrovata dopo pochi giorni in una grotta sulla rocca sovrastante il paese: per ben 3 volte l’icona venne riportata alla Panagia Potamiotissa e per 3 volte l’icona sparì per essere poi ritrovata nella grotta in cima alla rupe. Così gli abitanti di Mandraki decisero di trasformare la grotta in una chiesa e di lasciare l’icona dove la stessa aveva deciso di stare: intorno alla chiesetta venne poi costruito un monastero che via via si ingrandì divenendo uno dei più importanti luoghi di culto del Dodecaneso. Il monastero dalla sua rupe di 30 metri a picco sul mare domina un bellissimo e ampio panorama sul sottostante paese e l’isola di Kos. Come in una cartolina, Mandraki stende i suoi tetti candidi, da quassù sembra un paese del tutto candido, la Paralia corre lungo il mare fino alla Torre – Mulino e poi sparisce fra le case, l’azzurra foschia marina spegne l’oro del tramonto e ne ingentilisce i contrasti, l’anima vulcanica di Nisyros sembra addolcirsi e quasi sparire….
Il Museo Folkloristico è proprio sotto il Kastro ma lo troviamo chiuso, in compenso troviamo aperto il Museo Archeologico e con ingresso gratuito. Questo piccolo museo richiede non più di mezz’ora ed è molto utile visitarlo, soprattutto ad inizio vacanza, in quanto aiuta a localizzare i monumenti e i siti di interesse che sono ben presentati con mappe, fotografie e testi. Ma non solo, qui potrete ammirare anche una particolarissima, se non unica, serie di piatti e vasellame di colore bruno, prodotti in loco fra il VII / VI secolo a.c., decorati con sfingi, piante ed animali esotici, decisamente inusuali e bellissimi.
Ormai è quasi sera e ritorniamo verso il porticciolo, non lungo il mare, per la via alta che cinge il paese come un anello, fermandoci alla Taverna Panorama per la cena. I tavoli sono disposti lungo la strada, sotto una rigogliosa pergola, un posto tranquillo e familiare, molto frequentato dai locali in cerca di fresco la sera, si domina il villaggio e un dolce tramonto, in menù ci sono tutte le specialità isolane, soprattutto quelle a base di verdure, servite con un fresco vino dorato. Intorno c’è solo tranquillità, nessuna frenesia.
Ormai è quasi sera e ritorniamo verso il porticciolo, non lungo il mare, per la via alta che cinge il paese come un anello, fermandoci alla Taverna Panorama per la cena. I tavoli sono disposti lungo la strada, sotto una rigogliosa pergola, un posto tranquillo e familiare, molto frequentato dai locali in cerca di fresco la sera, si domina il villaggio e un dolce tramonto, in menù ci sono tutte le specialità isolane, soprattutto quelle a base di verdure, servite con un fresco vino dorato. Intorno c’è solo tranquillità, nessuna frenesia.
La festa di AGIOS NIKITA
Il 22 giugno si festeggia Agios Nikita, o San Niceta come si trova scritto sui nostri calendari, un giovane eremita fondatore di un monastero sul Monte Athos. Proprio non lo sapevamo, ma ora comprendiamo i grandi preparativi nelle diverse chiese di Mandraki e, in particolare, in quella a lui dedicata che domina il porto, quella proprio accanto al nostro “Tria Adelphi”.
Quando arriviamo, dopo essere stati a zonzo tutto il giorno, troviamo la Chiesetta di Agios Nikita tutta addobbata, sull’altare portato all’esterno c’è già una bella pila di pani dorati, l’icona del santo è esposta sul piazzale e tutta adorna di fiori, c’è un allegro via vai di chierichetti in abiti variopinti e donne indaffarate negli ultimi preparativi.
Arriva un traghetto da Kos, ne scende una variegata folla vestita a festa che subito si confonde con la disordinata e vociante folla locale già radunata sul molo ad attendere. Un gruppo di sacerdoti in sontuosi abiti cerimoniali viene praticamente sospinto fuori dalla nave e si forma una specie di processione; solennemente avanza fino all’altare della chiesetta con un prezioso reliquiario, una testa di giovinetto in argento che espone un bianco e lucido osso cranico. Si leva la ritmica preghiera dei cantori e i fedeli sfilano devoti davanti all’icona e alla reliquia, baciano l’osso appartenuto a Nikita, ne accarezzano l’effige, intorno si muove lento il caleidoscopio dei ricchi e dorati damaschi dei papas, delle scure vesti dei monaci, delle lunghe barbe nerissime e bianchissime, degli stendardi di velluto e delle bandierine con le aquile bicefale. La fede prende corpo in questa immagine sospesa negli ultimi bagliori del tramonto, l’incenso e i gelsomini offerti al santo profumano intensamente l’aria della sera.
È notte fonda quando la folla si disperde del tutto, ma la chiesa è ancora aperta, ci affacciamo e ci viene fatto segno di entrare, l’aria è calda ed umida, la luce delle mille candele accese illumina la testa d’argento di Nikita circondata dai fiori e da un gruppetto di donne che gli faranno compagnia tutta la notte.
Quando arriviamo, dopo essere stati a zonzo tutto il giorno, troviamo la Chiesetta di Agios Nikita tutta addobbata, sull’altare portato all’esterno c’è già una bella pila di pani dorati, l’icona del santo è esposta sul piazzale e tutta adorna di fiori, c’è un allegro via vai di chierichetti in abiti variopinti e donne indaffarate negli ultimi preparativi.
Arriva un traghetto da Kos, ne scende una variegata folla vestita a festa che subito si confonde con la disordinata e vociante folla locale già radunata sul molo ad attendere. Un gruppo di sacerdoti in sontuosi abiti cerimoniali viene praticamente sospinto fuori dalla nave e si forma una specie di processione; solennemente avanza fino all’altare della chiesetta con un prezioso reliquiario, una testa di giovinetto in argento che espone un bianco e lucido osso cranico. Si leva la ritmica preghiera dei cantori e i fedeli sfilano devoti davanti all’icona e alla reliquia, baciano l’osso appartenuto a Nikita, ne accarezzano l’effige, intorno si muove lento il caleidoscopio dei ricchi e dorati damaschi dei papas, delle scure vesti dei monaci, delle lunghe barbe nerissime e bianchissime, degli stendardi di velluto e delle bandierine con le aquile bicefale. La fede prende corpo in questa immagine sospesa negli ultimi bagliori del tramonto, l’incenso e i gelsomini offerti al santo profumano intensamente l’aria della sera.
È notte fonda quando la folla si disperde del tutto, ma la chiesa è ancora aperta, ci affacciamo e ci viene fatto segno di entrare, l’aria è calda ed umida, la luce delle mille candele accese illumina la testa d’argento di Nikita circondata dai fiori e da un gruppetto di donne che gli faranno compagnia tutta la notte.
Le magnifiche spiagge di LIES e PACHIÀ AMMOS
La mattina presto arrivano nel porticciolo le colorate barchette dei pescatori, subito attorniate da una pattuglia di gatti di tutte le misure e colori. I pescatori scaricano le cassette di pescato sui furgoncini diretti ai ristoranti ma non mancano anche di rovesciare sol molo una secchiata di piccoli pesci per la gioia dei micetti in attesa che poi, belli satolli, si sdraiano al sole accanto alle reti.
Per 15 euro al giorno noleggiamo uno scooter 50 da Manos Rent Car, sul piazzale del porto sotto casa e partiamo alla scoperta dell’isola.
Da Mandraki parte la strada costiera che corre lungo il lato orientale dell’isola, passa davanti all’edificio un po’ dimesso delle Terme Comunali di Loutra, dove con € 3 puoi fare un vero bagno termale, e poi si arriva a Pali.
PALI è un semplice paese, piuttosto anonimo, che ha preso recentemente vita grazie alla costruzione del nuovissimo porticciolo turistico intorno al quale sono spuntate come funghi taverne e ristoranti frequentate dai velisti e i diportisti che qui mettono la fonda. Non mancano studios, market e qualche negozietto.
Attirati da un buon profumo di pane, compriamo qualcosa dal fornaio e riprendiamo il viaggio.
Con qualche curva si sale a Capo Katsouni, poi la strada piega bruscamente verso sud e scende a lambire il mare e una lunga e stretta striscia di sabbia e sassolini scuri dove, volendo, ci sono già dei bei posticini dove fare il bagno. Ma noi continuiamo fin dove l’asfalto finisce e si apre un ampio piazzale sterrato.
Qui si parcheggia e non resta che scegliere dove piazzare il proprio asciugamano perché la bella spiaggia di LIES è proprio davanti a noi.
La spiaggia è ampia e del tutto assolata, perlomeno a giugno non c’era traccia di attrezzature o servizi, neppure una di quelle cantinette che vendono bibite e panini. La spiaggia ci appare nel suo aspetto più naturale e selvatico, un caldo e morbido tappeto di sabbia rossastra, mare limpido e tranquillo. Ecco che il sole del mattino rimanda dalla superficie marina dei magici riflessi di dorato tamarindo, verde smeraldo, tenera acquamarina e quarzo rosa... ho pensato subito di aver scoperto le gemme preziose dei pirati… Cosa desiderare di più?? Già, Lies basterebbe a far felici ma non si è mai sazi di tesori…..
Attirati da un buon profumo di pane, compriamo qualcosa dal fornaio e riprendiamo il viaggio.
Con qualche curva si sale a Capo Katsouni, poi la strada piega bruscamente verso sud e scende a lambire il mare e una lunga e stretta striscia di sabbia e sassolini scuri dove, volendo, ci sono già dei bei posticini dove fare il bagno. Ma noi continuiamo fin dove l’asfalto finisce e si apre un ampio piazzale sterrato.
Qui si parcheggia e non resta che scegliere dove piazzare il proprio asciugamano perché la bella spiaggia di LIES è proprio davanti a noi.
La spiaggia è ampia e del tutto assolata, perlomeno a giugno non c’era traccia di attrezzature o servizi, neppure una di quelle cantinette che vendono bibite e panini. La spiaggia ci appare nel suo aspetto più naturale e selvatico, un caldo e morbido tappeto di sabbia rossastra, mare limpido e tranquillo. Ecco che il sole del mattino rimanda dalla superficie marina dei magici riflessi di dorato tamarindo, verde smeraldo, tenera acquamarina e quarzo rosa... ho pensato subito di aver scoperto le gemme preziose dei pirati… Cosa desiderare di più?? Già, Lies basterebbe a far felici ma non si è mai sazi di tesori…..
Lies |
Dalla spiaggia di Lies, si può proseguire a piedi per un agevole sentiero che sale e costeggia la bianca rupe che sembra chiudere la baia. Il fondo del sentiero è morbido, sotto i nostri passi scricchiola un brecciolino leggero e poroso, strappato dal vento alla sovrastante falesia di ceneri e lapilli; visto dall’alto, il mare riprende il suo colore blu intenso e contrasta con i fiori abbarbicati ai dirupi, ma è meglio guardare bene dove si mettono i piedi perché in certi punti il sentiero non è più largo di 40 cm.
Quando all’improvviso appare la spiaggia di PACHIÀ AMMOS restiamo senza parole, immensa e selvaggia, con splendide dune di sabbia corrusca: ma questo è l’oro dei pirati!! Bellissima, indubbiamente fra le spiagge più belle che abbiamo visto. La baia è molto ampia e riparata, la spiaggia è di sabbia morbida e vellutata, qua e là ricamata da minuscole pietre pomice, sulla battigia un microscopico ciottolino mantiene l’acqua cristallina, il mare diventa subito abbastanza profondo ma una grande piscina.
Alle spalle si alzano dune sabbiose altissime punteggiate qua e là da arbusti dalle foglie argentate e i fiori lilla sotto cui si può trovare un poco di ombra, farfalle colorate svolazzano fra i cespugli come petali al vento.
Dietro le dune si apre una verde valle con mirti e alberi frondosi sotto i quali sono sistemate le tende di qualche campeggiatore neo-hippy-naturista, ma si intravedono appena nel folto della macchia.
Il mare è immobile e il silenzio purissimo, anche chi arriva dalle tende fa il bagno in silenzio e poi sparisce nuovamente nella macchia. Ci godiamo questo paradiso per tutta la mattina, poi ritorniamo a Pali e, dopo il paese, svoltiamo a sinistra prendendo la strada che sale verso la montagna in direzione di Eborios.
Pachià Ammos |
Il balcone dell’isola: EBORIOS
La strada per il villaggio di Eborios, il più alto dell’isola, parte più o meno da Pali e, sale sul fianco del vulcano con ampi tornanti e bei panorami, fra una ricca e rigogliosa vegetazione di mirti, ulivi e fichi.
All’ingresso del paese, un curioso cartello “SAUNA” attira la nostra attenzione. Si tratta di una piccola grotta naturale, proprio sotto il paese, dalle cui rocce fuoriescono bollenti vapori sulfurei. Lo spettacolo è incredibile, nessuna porta e nessun custode, un rudimentale sedile, entrata libera…. proviamo ad entrare. Come entrare in una vera sauna ma qui è tutto “nature”, piume di giallo sulla roccia scura e strani muschi, il classico “odore termale” è intenso, impossibile resisterci più di qualche minuto… forse in inverno…
Il paese di EBORIOS deve sicuramente il suo nome al fatto di essere rivolto a nord, il paese è infatti abbarbicato sul lato più alto della caldera a circa 700 mt di altezza e respira a pieni polmoni il fresco vento di Borèa. Purtroppo come paesino è un po’ malmesso, ci abitano solo 16 persone, quasi tutti lo hanno abbandonato dopo il terremoto del 1933, tante case diroccate sono inclementemente utilizzate come discariche e il glorioso Kastro è un indistinto ammasso di pietre. Intorno alla graziosa chiesa dipinta di bianco e azzurro si raccolgono le poche case ancora abitate e la mitica Taverna Balkoni. Questa taverna, lo dice il nome, vanta un bel terrazzo con una magnifica vista sulla valle vulcanica di Lakki, lo sguardo spazia dal cratere e alle alte montagne nate dall’ultima eruzione, fra cui spicca l’immancabile Profitis Ilias: indubbiamente è il più bel balcone di Nisyros, sia di giorno che al calar del sole.
All’ingresso del paese, un curioso cartello “SAUNA” attira la nostra attenzione. Si tratta di una piccola grotta naturale, proprio sotto il paese, dalle cui rocce fuoriescono bollenti vapori sulfurei. Lo spettacolo è incredibile, nessuna porta e nessun custode, un rudimentale sedile, entrata libera…. proviamo ad entrare. Come entrare in una vera sauna ma qui è tutto “nature”, piume di giallo sulla roccia scura e strani muschi, il classico “odore termale” è intenso, impossibile resisterci più di qualche minuto… forse in inverno…
Il paese di EBORIOS deve sicuramente il suo nome al fatto di essere rivolto a nord, il paese è infatti abbarbicato sul lato più alto della caldera a circa 700 mt di altezza e respira a pieni polmoni il fresco vento di Borèa. Purtroppo come paesino è un po’ malmesso, ci abitano solo 16 persone, quasi tutti lo hanno abbandonato dopo il terremoto del 1933, tante case diroccate sono inclementemente utilizzate come discariche e il glorioso Kastro è un indistinto ammasso di pietre. Intorno alla graziosa chiesa dipinta di bianco e azzurro si raccolgono le poche case ancora abitate e la mitica Taverna Balkoni. Questa taverna, lo dice il nome, vanta un bel terrazzo con una magnifica vista sulla valle vulcanica di Lakki, lo sguardo spazia dal cratere e alle alte montagne nate dall’ultima eruzione, fra cui spicca l’immancabile Profitis Ilias: indubbiamente è il più bel balcone di Nisyros, sia di giorno che al calar del sole.
accomodatevi… sauna naturale |
La voce della terra: il VULCANO.
Eccoci al momento tanto atteso, scendiamo verso il cuore del VULCANO, il cratere Stefano.
Sono le 4 del pomeriggio e non c’è nessuno, non un’anima viva. La guida, senza muoversi dalla sua sedia, ben posizionata all’ombra di un grande albero, e senza smettere di farsi aria con una rivista, ci illustra brevemente i percorsi possibili e i vari punti interessanti, poi ci fa le raccomandazioni del caso e, incassati i € 2 a testa per il biglietto, ci consente l’accesso agli Inferi.
La valle intorno a noi è un vero museo geologico all’aperto, poterla visitare in assoluta solitudine è stata un’esperienza irreale e fantastica. Intorno a noi solo la voce della natura, la voce di una natura possente, il sibilo dei gas e dei vapori, il gorgogliare delle pozze di fango bollente e, soprattutto, il rimbombo sonoro dei nostri passi sopra il suolo, come camminare sopra un enorme tamburo.
Il fuoco ha tratto dalla sua tavolozza ampie pennellate di rosso, giallo, bruno, bianco, grigio e nero, il fuoco crea ancora sotto i tuoi occhi un paesaggio fantastico di fiori di cristallo di zolfo, piume di bianco vapore, muschi di verde rame, cipria bianchissima ed impalpabile, il fuoco è qui onnipresente ed indiscusso sovrano.
Nel cratere fa indubbiamente caldo, ma non più che in altri luoghi assolati in piena estate, non caricate la vostra schiena di borse o zainetti, vestite poco e leggero, un fazzoletto umido in testa, occhiali da sole e sandali da trekking: così conquisterete il Vulcano e godrete dello spettacolo della natura.
Sono le 4 del pomeriggio e non c’è nessuno, non un’anima viva. La guida, senza muoversi dalla sua sedia, ben posizionata all’ombra di un grande albero, e senza smettere di farsi aria con una rivista, ci illustra brevemente i percorsi possibili e i vari punti interessanti, poi ci fa le raccomandazioni del caso e, incassati i € 2 a testa per il biglietto, ci consente l’accesso agli Inferi.
La valle intorno a noi è un vero museo geologico all’aperto, poterla visitare in assoluta solitudine è stata un’esperienza irreale e fantastica. Intorno a noi solo la voce della natura, la voce di una natura possente, il sibilo dei gas e dei vapori, il gorgogliare delle pozze di fango bollente e, soprattutto, il rimbombo sonoro dei nostri passi sopra il suolo, come camminare sopra un enorme tamburo.
Il fuoco ha tratto dalla sua tavolozza ampie pennellate di rosso, giallo, bruno, bianco, grigio e nero, il fuoco crea ancora sotto i tuoi occhi un paesaggio fantastico di fiori di cristallo di zolfo, piume di bianco vapore, muschi di verde rame, cipria bianchissima ed impalpabile, il fuoco è qui onnipresente ed indiscusso sovrano.
Nel cratere fa indubbiamente caldo, ma non più che in altri luoghi assolati in piena estate, non caricate la vostra schiena di borse o zainetti, vestite poco e leggero, un fazzoletto umido in testa, occhiali da sole e sandali da trekking: così conquisterete il Vulcano e godrete dello spettacolo della natura.
Cratere Stefanos |
La voce del passato: PALEOKASTRO,
Nelle vicinanze della chiesetta di Agios Nikita e del porticciolo di Mandraki, praticamente subito dopo gli studios Romantzo, c’è una deviazione con una indicazione poco visibile che, in circa 5 km, porta a PALEOKASTRO, l’antica acropoli del IV secolo avanti Cristo.
La strada è piuttosto stretta ma asfaltata e vale sicuramente la pena percorrerla per salire a questa località che per me è stupefacente, come si suol dire, “imperdibile”.
Alta, sulla sommità della collina che domina il paese di Mandraki, si erge una bellissima, ampia e possente cinta muraria di grandi blocchi di pietra scura; intorno belle e curate aiuole di erbe profumate, un restauro discreto ed efficace che ha lasciato a questo luogo il suo fascino antico.
Da quassù si domina e si può abbracciare con un solo sguardo tutta la storia di questa piccola isola, la sua acropoli, il kastro e il monastero della Panagia Spiliani, le bianche casette di Mandraki, l’isola di Giali e la sua cava: il panorama è a dir poco magnifico! Mi siedo su queste pietre antiche e lascio vagare lo sguardo e la fantasia sull’orizzonte che si tinge di glicine: non vorrei mai più scendere da qui e rimpiango di non saper volare….
La strada è piuttosto stretta ma asfaltata e vale sicuramente la pena percorrerla per salire a questa località che per me è stupefacente, come si suol dire, “imperdibile”.
Alta, sulla sommità della collina che domina il paese di Mandraki, si erge una bellissima, ampia e possente cinta muraria di grandi blocchi di pietra scura; intorno belle e curate aiuole di erbe profumate, un restauro discreto ed efficace che ha lasciato a questo luogo il suo fascino antico.
Da quassù si domina e si può abbracciare con un solo sguardo tutta la storia di questa piccola isola, la sua acropoli, il kastro e il monastero della Panagia Spiliani, le bianche casette di Mandraki, l’isola di Giali e la sua cava: il panorama è a dir poco magnifico! Mi siedo su queste pietre antiche e lascio vagare lo sguardo e la fantasia sull’orizzonte che si tinge di glicine: non vorrei mai più scendere da qui e rimpiango di non saper volare….
dal TRAMONTO all’ALBA.
Non era su alcuna guida turistica e non ci era stata segnalata da nessuno, ma ci è piaciuta subito per la sua posizione, in un angolo riparato, quasi intimo, della Paralia di Mandraki, la prima subito dietro la torre-mulino.
Una decina di tavoli verde salvia, tovaglie quadrettate in giallo verde, semplici tegami con i fiori sulla balaustra, sciabordio del mare fra gli scogli e un tramonto che si preannunciava meraviglioso.
Su una grande lavagna sono scritti col gessetto i piatti del giorno e man mano che sono esauriti vengono depennati.
Leggendo il menù siamo rimasti incuriositi dalle proposte del tutto inusuali: insalata di polipo con patate, baccalà alla vicentina, fegato alla veneziana, spaghetti ai gamberetti di Simi, spaghetti melanzane, feta e olive… il TRAMONTOè poi magnifico!
OK, ceniamo qui.
La persona che prende le ordinazioni e serve in tavola ci parla in greco, ma poco dopo intuiamo che è italiano. DAVIDE è un veneto, esule volontario in questo angolo dell’Egeo dal 2002, si è innamorato perdutamente di questa piccola isola, dei suoi sentieri e dei suoi panorami, della sua genuinità, forse, anche di una donna: una persona gentile e discreta, ci ha conquistato con la sua semplicità e con i suoi piatti in cui Grecia e Italia si sposano e si compensano.
In Grecia di solito non mangiamo mai pasta, ma qui ci siamo convinti ad assaggiare gli spaghetti ai gamberetti di Simi (minuscoli come quelli di Filicudi) e gli spaghetti con melanzane fritte, feta, pomodorini di Nissyros e olive nere, una sorta di pasta alla Norma con ingredienti tutti isolani: non abbiamo potuto fare a meno di tornare ogni sera.
Appena arrivavamo, Davide, con un sorriso portava un boccale di generoso ed aromatico vino rosso di Nissyros, olive nere, feta, hummus e pane caldo fatto in casa, lasciandoci con tutta calma a contemplare il tramonto e decidere cosa mangiare.
La Taverna si chiamava un tempo Kalikanthos ora il suo nome è BACARETO TAVERNA, ma se anche dovesse un giorno cambiare ancora nome non sbaglierete, la troverete sempre lì, dietro il Mulino di Mandraki e la riconoscerete dal menù scritto sulla lavagna. A noi questa taverna è rimasta davvero nel cuore, ha riassunto e interpretato in un istante tutte le sensazioni che si provano stando seduti vicino al mare, contemplando un dorato tramonto col mormorio del mare, gustando due olive mature e un bicchiere di vino profumato.
Un fortuito scatto fotografico è riuscito a catturare tutte queste sensazioni, tutte i pensieri che mi si affollano in testa in momenti come questo, ogni volta che lo riguardo mi emerge dal profondo tutto questo mondo…. il mio amore per la Grecia.
L’unica cosa che chiediamo ad una stanza oltre al letto, è il balcone. L’aria notturna dell’Egeo deve poter entrare a profusione, accarezzarci durante il sonno, le stelle devono fare capolino nella stanza, tende o persiane per noi non esistono: aria, notte e luce, entrate!! Ecco quindi che dal balcone spalancato sul mare l’ALBA entra decisa nella nostra stanza ed apro gli occhi felice del nuovo giorno che comincia.
A casa non c’è proprio verso di alzarmi presto, ogni mattina è una vera sofferenza mettere i piedi giù dal letto e odio la sveglia come poche altre cose al mondo; in vacanza amo invece mettermi in moto presto, godere di tutta la luce possibile immaginabile, armonizzare i miei ritmi e il mio cammino con il cammino del sole: per questo amo che sia la luce a risvegliarmi, secondo natura….
A Mandraki il sole nasce e tramonta nel mare, cosa rara e meravigliosa: i pirati sono riusciti a mettere nel loro forziere anche questo!!!
A Mandraki alba e tramonto sono magnifici, sono entrambi densi, dai colori caldi e aranciati, curiosamente si assomigliano molto. L’alba di Nissyros non è fredda, non ha lunghe e delicate dita rosate, ma ha forme generose, vesti ricche e sontuose, abiti tinti nell’oro e nel rame, l’alba di Nisyros allunga sul mare i suoi veli opalescenti, pennellati di fuoco e melograno, il suo respiro è caldo e sensuale….. che gioia il mattino !
A casa non c’è proprio verso di alzarmi presto, ogni mattina è una vera sofferenza mettere i piedi giù dal letto e odio la sveglia come poche altre cose al mondo; in vacanza amo invece mettermi in moto presto, godere di tutta la luce possibile immaginabile, armonizzare i miei ritmi e il mio cammino con il cammino del sole: per questo amo che sia la luce a risvegliarmi, secondo natura….
A Mandraki il sole nasce e tramonta nel mare, cosa rara e meravigliosa: i pirati sono riusciti a mettere nel loro forziere anche questo!!!
A Mandraki alba e tramonto sono magnifici, sono entrambi densi, dai colori caldi e aranciati, curiosamente si assomigliano molto. L’alba di Nissyros non è fredda, non ha lunghe e delicate dita rosate, ma ha forme generose, vesti ricche e sontuose, abiti tinti nell’oro e nel rame, l’alba di Nisyros allunga sul mare i suoi veli opalescenti, pennellati di fuoco e melograno, il suo respiro è caldo e sensuale….. che gioia il mattino !
Alba a Mandraki: oro e rame |
La fiaba di NIKIA,
Se vicino al mare l’aria è tiepida e gradevole sin dal primo mattino, in motorino l’aria diventa subito fresca e frizzante, un maglioncino non guasta e, salendo ancora per la strada che porta ad Eborios, quasi rimpiangiamo un caldo giubbotto.
La meta di oggi è NIKIA, l’altro paese affacciato sul Vulcano. Prima di arrivare al paese la strada costeggia il bordo della caldera, il panorama è magnifico ma il vento tira forte, vicino alla chiesa della Panagias Kiras fa proprio freddo e si fatica a tener ferma la macchina fotografica. Come d’incanto, alle porte di Nikià il vento sparisce del tutto per lasciare il posto ad una gradevole brezza. Parcheggiamo all’inizio del paese, sulla piazzetta dove si trova il Museo di Vulcanologia e dove i venditori ambulanti di frutta, verdura e pesce richiamano gli abitanti intorno ai loro furgoncini.
Il piccolo Museo apre alle 10.00 e vale sicuramente la pena visitarlo per comprendere meglio l’isola di Nisyros e il suo Vulcano. Non richiede molto tempo e può essere apprezzato da tutti, grandi e piccini, perché attraverso un breve e semplice percorso didattico si viene accompagnati fra i vari tipi di fenomeni vulcanici e lungo una interessante carrellata di tutti i vulcani, emersi e sommersi, sparsi per la Grecia. Vale anche la pena di fermarsi a guardare l’interessante filmato che ricostruisce le varie eruzioni che hanno interessato il triangolo di mare fra Kefalos, Kardamena e Nisyros, plasmandolo e trasformandolo fino alla attuale conformazione: colpisce il fatto che il magma è risalito per millenni dal profondo della terra, furioso, bollente e fumante, per regalarci gli straordinari paesaggi che oggi contempliamo… colpisce il fatto che il magma ancora oggi ribolle proprio sotto di noi…
La meta di oggi è NIKIA, l’altro paese affacciato sul Vulcano. Prima di arrivare al paese la strada costeggia il bordo della caldera, il panorama è magnifico ma il vento tira forte, vicino alla chiesa della Panagias Kiras fa proprio freddo e si fatica a tener ferma la macchina fotografica. Come d’incanto, alle porte di Nikià il vento sparisce del tutto per lasciare il posto ad una gradevole brezza. Parcheggiamo all’inizio del paese, sulla piazzetta dove si trova il Museo di Vulcanologia e dove i venditori ambulanti di frutta, verdura e pesce richiamano gli abitanti intorno ai loro furgoncini.
Il piccolo Museo apre alle 10.00 e vale sicuramente la pena visitarlo per comprendere meglio l’isola di Nisyros e il suo Vulcano. Non richiede molto tempo e può essere apprezzato da tutti, grandi e piccini, perché attraverso un breve e semplice percorso didattico si viene accompagnati fra i vari tipi di fenomeni vulcanici e lungo una interessante carrellata di tutti i vulcani, emersi e sommersi, sparsi per la Grecia. Vale anche la pena di fermarsi a guardare l’interessante filmato che ricostruisce le varie eruzioni che hanno interessato il triangolo di mare fra Kefalos, Kardamena e Nisyros, plasmandolo e trasformandolo fino alla attuale conformazione: colpisce il fatto che il magma è risalito per millenni dal profondo della terra, furioso, bollente e fumante, per regalarci gli straordinari paesaggi che oggi contempliamo… colpisce il fatto che il magma ancora oggi ribolle proprio sotto di noi…
Dopo questa coinvolgente full immersion fra le viscere della terra, uscendo dal Museo ci sentiamo presi dall’entusiasmo di Otto Lidenbrock, il protagonista di “Viaggio al centro della Terra” di Giulio Verne, e non vediamo l’ora di andare a scoprire sull’isola i luoghi visti nel filmato e, magari, di rifare il giro nella Caldera con più cognizione di causa.
Ma all’entusiasmo scientifico subentra immediatamente l’entusiasmo per la inaspettata visione della piazza principale di Nikià: si chiama Porta e si apre all’improvviso davanti a noi come una candida corolla! È davvero una delle piazze più belle che abbia mai visto e non a caso è considerata una delle più belle dell’Egeo: un vero trionfo di luce bianca e di cielo blu. Appena l’ho vista mi ha subito ricordato qualcosa di nunziale, una bomboniera o una di quelle torte di zucchero a diversi ripiani con in cima gli sposini. Le case circostanti, bianche e immacolate, si stringono intorno alla piazza proprio come un ricco tulle, il profumo dei gelsomini che si arrampicano ovunque pervade l’aria, il selciato è pavimentato con piccoli ciottoli bianchi e neri che sembrano lucidi confetti, l’elaborato medaglione stellato al centro della piazza sembra un prezioso tappeto steso davanti alla chiesa: tutto fa pensare ad una festa di nozze imminente.
La chiesa, con una doppia scalinata di accesso e un campanile di pizzo bianco, è molto frivola e graziosa, ma, abbagliante, si staglia con contrasto drammatico contro il cielo più blu che si possa immaginare. Una piccola nube passeggera, simile a una piuma, anch’essa candida, sfiora il piccolo campanile, un fazzoletto leggero e immacolato cinge il capo di una pia donna del paese, solo il rumore dei suoi passi che si allontanano dalla chiesa ti fanno credere che ciò che vedi è reale….
Ma all’entusiasmo scientifico subentra immediatamente l’entusiasmo per la inaspettata visione della piazza principale di Nikià: si chiama Porta e si apre all’improvviso davanti a noi come una candida corolla! È davvero una delle piazze più belle che abbia mai visto e non a caso è considerata una delle più belle dell’Egeo: un vero trionfo di luce bianca e di cielo blu. Appena l’ho vista mi ha subito ricordato qualcosa di nunziale, una bomboniera o una di quelle torte di zucchero a diversi ripiani con in cima gli sposini. Le case circostanti, bianche e immacolate, si stringono intorno alla piazza proprio come un ricco tulle, il profumo dei gelsomini che si arrampicano ovunque pervade l’aria, il selciato è pavimentato con piccoli ciottoli bianchi e neri che sembrano lucidi confetti, l’elaborato medaglione stellato al centro della piazza sembra un prezioso tappeto steso davanti alla chiesa: tutto fa pensare ad una festa di nozze imminente.
La chiesa, con una doppia scalinata di accesso e un campanile di pizzo bianco, è molto frivola e graziosa, ma, abbagliante, si staglia con contrasto drammatico contro il cielo più blu che si possa immaginare. Una piccola nube passeggera, simile a una piuma, anch’essa candida, sfiora il piccolo campanile, un fazzoletto leggero e immacolato cinge il capo di una pia donna del paese, solo il rumore dei suoi passi che si allontanano dalla chiesa ti fanno credere che ciò che vedi è reale….
…c’era una volta… la fiaba di Nikià |
Piazza Porta |
Fra le vie di Nikia regna ovunque la più pura mediterraneità fatta di luce intensa, pergole d’uva e profumi inebrianti, fichi d’india, limoni, capperi, origano e basilico, ulivi argentati e rossi gerani.
La gente del posto quassù chiacchiera volentieri, cerca di “attaccar bottone” e domanda da dove vieni e dove soggiorni, se gli dici che sei in vacanza a Nissyros ti invitano subito a sedere, sanno che non hai fretta, ti offrono da bere e ti raccontano della loro vita, dei parenti sparsi per mille nazioni, dei giorni lontani in giro per il mondo in cerca di lavoro e di fortuna, a caccia di un tesoro che hanno trovato solo tornando alla propria isola...
Gironzolando senza meta scopriamo angoli graziosi, cortiletti appartati e semplici pozzi con il secchio da cui ancora oggi si attinge acqua.
Arriviamo quindi ad una bella terrazza panoramica che si affaccia a strapiombo sulla assolata caldera infernale. Da questo punto di osservazione si vedono bene tutte le bocche del Vulcano: il tondo e piatto cratere Stefanos in cui abbiamo passeggiato e subito dietro, in posizione più elevata, anche il cono chiaro con il cratere Polivoti e ancora più sopra, sfiorate dall’ombra di una nube passeggera, le nere vette letteralmente “costruite” dall’ultima eruzione. Dopo la visita del Museo tutto è molto più chiaro e si comprende bene la geografia del luogo e la sua evoluzione. Vicino a questo punto panoramico parte una antica mulattiera, non troppo agevole e neppure facilissima da individuare, con cui si può scendere a piedi verso il cuore del vulcano.
La gente del posto quassù chiacchiera volentieri, cerca di “attaccar bottone” e domanda da dove vieni e dove soggiorni, se gli dici che sei in vacanza a Nissyros ti invitano subito a sedere, sanno che non hai fretta, ti offrono da bere e ti raccontano della loro vita, dei parenti sparsi per mille nazioni, dei giorni lontani in giro per il mondo in cerca di lavoro e di fortuna, a caccia di un tesoro che hanno trovato solo tornando alla propria isola...
Gironzolando senza meta scopriamo angoli graziosi, cortiletti appartati e semplici pozzi con il secchio da cui ancora oggi si attinge acqua.
Arriviamo quindi ad una bella terrazza panoramica che si affaccia a strapiombo sulla assolata caldera infernale. Da questo punto di osservazione si vedono bene tutte le bocche del Vulcano: il tondo e piatto cratere Stefanos in cui abbiamo passeggiato e subito dietro, in posizione più elevata, anche il cono chiaro con il cratere Polivoti e ancora più sopra, sfiorate dall’ombra di una nube passeggera, le nere vette letteralmente “costruite” dall’ultima eruzione. Dopo la visita del Museo tutto è molto più chiaro e si comprende bene la geografia del luogo e la sua evoluzione. Vicino a questo punto panoramico parte una antica mulattiera, non troppo agevole e neppure facilissima da individuare, con cui si può scendere a piedi verso il cuore del vulcano.
Il Vulcano visto da Nikia |
Alla fine della nostra passeggiata la fame si fa sentire e ci infiliamo dritti da ANDRIOTIS, proprio davanti al Museo di Vulcanologia, che è al tempo stesso una taverna, un negozio di alimentari e di souvenir. Il negozio di alimentari è arredato con gusto e pieno zeppo di prodotti locali, viene voglia di comprare tutto da quanto le leccornie sono invitanti e ben presentate, il prodotto di spicco è però l’olio locale proposto anche in piccole e graziose bottiglie. Dalla sala interna adibita a taverna si accede ad una fresca terrazza panoramica dove sono sistemati altri tavolini e qui ci sistemiamo. Il menù propone piatti della tradizione isolana e fra questi ci viene consigliato di assaggiare l’Insalata di Nisyros. Pensiamo si tratti di una variante locale della classica insalata greca, invece è del tutto diversa e straordinariamente saporita. Ecco gli ingredienti: piccoli pomodori locali tipo pachino, rossi e scuri come il rubino, foglie della pianta del cappero messe sotto aceto, aromaticissime, dadini di formaggio di capra stagionato, consistente e piuttosto piccante, olive nere nere, dal gusto molto intenso.... e profumatissimo olio di Nisyros. La “scarpetta” finale è d’obbligo.
Il nero porticciolo di AVLAKI
Sembra lontanissima AVLAKI, sono solo pochi kilometri ma la strada che da Nikia scende verso questo porticciolo sembra non finire mai… Forse questa sensazione è tutta dovuta al primitivo e selvaggio paesaggio che ci circonda durante la discesa al mare e che sembra portare lontano, lontanissimo, nello spazio ma anche nel tempo, sembra farci riprendere il nostro “Viaggio al centro della Terra”…
Eppure niente di avventuroso, la strada è buona e tutta asfaltata, facilmente percorribile anche se scende con tanti tornanti lungo il fianco del vulcano che, curva dopo curva, diventa sempre più presente e percepibile, quasi inquietante.
In questo tratto di isola i segni delle varie eruzioni sono molto visibili, lava e vegetazione spontanea si mescolano con una drammaticità cromatica che è ben lontana dalla florida bellezza dei verdi versanti esposti a nord, qui sembra che il tempo si sia arrestato bruscamente fissando per sempre un istante primordiale.
Si parcheggia alla fine della strada asfaltata e si continua a piedi scendendo per una breve e comoda mulattiera lastricata: appare la baia, nera come il carbone e con il mare blu notte.
Il porticciolo è del tutto deserto, c’è una sola barchetta che sonnecchia al riparo dalle onde scure sfrangiate dal vento, sull’orizzonte si alza nitido il profilo dell’Isola di Tilos. Il molo è ben tenuto e sicuramente è ancora utilizzato, ma quello che un tempo era forse un paese di pescatori è oggi una manciata di case abbandonate, fatte di pietre scure e rese spettrali dalle finestre e dalle porte spalancate alla furia del vento e dei marosi.
La spiaggia è di ciottoli neri, di lava pura, forgiati dal fuoco, levigati dal mare, arroventati dal sole, formano un breve piano inclinato che dal mare sale verso la falesia, piccoli come confetti sulla battigia, via via sempre più grandi fino a diventare un tutt’uno con la ripida sciara alle spalle della spiaggia.
Enormi scogli, bellissimi e colore dell’inchiostro, sembrano essere stati scagliati uno sull’altro da qualche gigante, separano la spiaggia dal porticciolo ma uniscono la terra al mare. Fra questi scogli terra e mare si mescolano e vivono il loro amore: quando tutto è calmo, il mare si insinua dolcemente nei meandri della terra e canta le dolci canzoni d’amore imparate dai marinai, ma quando la terra si fa conquistare dal vento, il mare si infuria, urla la sua passione potente e profonda, rabbioso schiuma e cerca di trascinare con se la terra nel profondo degli abissi… Questa è Avlaki.
Eppure niente di avventuroso, la strada è buona e tutta asfaltata, facilmente percorribile anche se scende con tanti tornanti lungo il fianco del vulcano che, curva dopo curva, diventa sempre più presente e percepibile, quasi inquietante.
In questo tratto di isola i segni delle varie eruzioni sono molto visibili, lava e vegetazione spontanea si mescolano con una drammaticità cromatica che è ben lontana dalla florida bellezza dei verdi versanti esposti a nord, qui sembra che il tempo si sia arrestato bruscamente fissando per sempre un istante primordiale.
Si parcheggia alla fine della strada asfaltata e si continua a piedi scendendo per una breve e comoda mulattiera lastricata: appare la baia, nera come il carbone e con il mare blu notte.
Il porticciolo è del tutto deserto, c’è una sola barchetta che sonnecchia al riparo dalle onde scure sfrangiate dal vento, sull’orizzonte si alza nitido il profilo dell’Isola di Tilos. Il molo è ben tenuto e sicuramente è ancora utilizzato, ma quello che un tempo era forse un paese di pescatori è oggi una manciata di case abbandonate, fatte di pietre scure e rese spettrali dalle finestre e dalle porte spalancate alla furia del vento e dei marosi.
La spiaggia è di ciottoli neri, di lava pura, forgiati dal fuoco, levigati dal mare, arroventati dal sole, formano un breve piano inclinato che dal mare sale verso la falesia, piccoli come confetti sulla battigia, via via sempre più grandi fino a diventare un tutt’uno con la ripida sciara alle spalle della spiaggia.
Enormi scogli, bellissimi e colore dell’inchiostro, sembrano essere stati scagliati uno sull’altro da qualche gigante, separano la spiaggia dal porticciolo ma uniscono la terra al mare. Fra questi scogli terra e mare si mescolano e vivono il loro amore: quando tutto è calmo, il mare si insinua dolcemente nei meandri della terra e canta le dolci canzoni d’amore imparate dai marinai, ma quando la terra si fa conquistare dal vento, il mare si infuria, urla la sua passione potente e profonda, rabbioso schiuma e cerca di trascinare con se la terra nel profondo degli abissi… Questa è Avlaki.
Ma che immagini stile Liala che mi sono venute in mente!!! … quasi non mi riconosco….
Beh, quando la fantasia cede il passo alla realtà risaliamo, ma mi fermo ancora un attimo a guardare incantata lo spettacolo del vapore salmastro alzato dal vento verso le alte falesie: ma non è che Avlaki è un luogo magnetico che favorisce le visioni?
In giro non c’è proprio anima viva, la porta azzurra della piccola chiesa di Avlaki si apre e, dentro, ogni rumore tace. In contrasto con tutto il nero che sta di fuori, l’interno della chiesetta è candido, persino la pietra scura dell’iconostasi è intonacata e lascia scoperto solo qualche tratto a scopo decorativo. Una lampada votiva è accesa, chissà da chi, e illumina una grande icona di recente fattura. La scritta sull’icona e la cassetta di farmaci che il Santo tiene in mano non lasciano dubbi sul padrone di casa: AGIOS PANTELEIMON, il medico cristiano dell’imperatore romano Galerio martirizzato all’epoca di Diocleziano. La sua storia dice che condannato al rogo le fiamme si spensero, immerso nel piombo fuso il piombo si raffreddò, gettato in mare con una pietra al collo la pietra galleggiò, condannato ad feras le belve si misero a fargli le feste, legato alla ruota le corde si spezzarono, la spada che doveva decapitarlo si piegò e il boia si convertì, insomma solo quando diede il suo consenso riuscirono a tagliargli la testa. Insieme ai santi Cosma e Damiano, Panteleimon è dunque il patrono dei medici, grandemente onorato sia in oriente che in occidente, patrono anche di molte città italiane.
Insomma Agios Panteleimon è un Santo di prima categoria e viene proprio da domandarsi cosa ci faccia in questo sperduto angolo dell’isola e perché qualcuno debba arrivare fino a questa chiesetta di frontiera per onorarlo.
Ma guardando fuori dalla finestra vicina all’iconostasi mi viene una illuminazione: sull’orizzonte non si vede semplicemente il profilo dell’Isola di Tilos, ma si vede bene anche il Monte Profitis Ilias di Tilos, quello su cui si trova il monastero fortezza di Agios Panteleimon, uno dei suoi santuari più importanti nell’Egeo. Ecco, penso, chi non può andare al Santuario di Tilos a chiedere grazia per i suoi malanni viene quaggiù, nel posto più vicino al Santuario di Tilos…. mi convinco che la chiesetta di Avlaki sia una sorta di succursale del grande Santuario di Tilos…. Riprendiamo la strada asfaltata tutta curve e quando arriviamo in cima e ritroviamo la luminosa Nikià abbiamo quasi la sensazione di avere scalato la montagna del Purgatorio. Non ho più dubbi, il versante di Avlaki è magnetico…..
Beh, quando la fantasia cede il passo alla realtà risaliamo, ma mi fermo ancora un attimo a guardare incantata lo spettacolo del vapore salmastro alzato dal vento verso le alte falesie: ma non è che Avlaki è un luogo magnetico che favorisce le visioni?
In giro non c’è proprio anima viva, la porta azzurra della piccola chiesa di Avlaki si apre e, dentro, ogni rumore tace. In contrasto con tutto il nero che sta di fuori, l’interno della chiesetta è candido, persino la pietra scura dell’iconostasi è intonacata e lascia scoperto solo qualche tratto a scopo decorativo. Una lampada votiva è accesa, chissà da chi, e illumina una grande icona di recente fattura. La scritta sull’icona e la cassetta di farmaci che il Santo tiene in mano non lasciano dubbi sul padrone di casa: AGIOS PANTELEIMON, il medico cristiano dell’imperatore romano Galerio martirizzato all’epoca di Diocleziano. La sua storia dice che condannato al rogo le fiamme si spensero, immerso nel piombo fuso il piombo si raffreddò, gettato in mare con una pietra al collo la pietra galleggiò, condannato ad feras le belve si misero a fargli le feste, legato alla ruota le corde si spezzarono, la spada che doveva decapitarlo si piegò e il boia si convertì, insomma solo quando diede il suo consenso riuscirono a tagliargli la testa. Insieme ai santi Cosma e Damiano, Panteleimon è dunque il patrono dei medici, grandemente onorato sia in oriente che in occidente, patrono anche di molte città italiane.
Insomma Agios Panteleimon è un Santo di prima categoria e viene proprio da domandarsi cosa ci faccia in questo sperduto angolo dell’isola e perché qualcuno debba arrivare fino a questa chiesetta di frontiera per onorarlo.
Ma guardando fuori dalla finestra vicina all’iconostasi mi viene una illuminazione: sull’orizzonte non si vede semplicemente il profilo dell’Isola di Tilos, ma si vede bene anche il Monte Profitis Ilias di Tilos, quello su cui si trova il monastero fortezza di Agios Panteleimon, uno dei suoi santuari più importanti nell’Egeo. Ecco, penso, chi non può andare al Santuario di Tilos a chiedere grazia per i suoi malanni viene quaggiù, nel posto più vicino al Santuario di Tilos…. mi convinco che la chiesetta di Avlaki sia una sorta di succursale del grande Santuario di Tilos…. Riprendiamo la strada asfaltata tutta curve e quando arriviamo in cima e ritroviamo la luminosa Nikià abbiamo quasi la sensazione di avere scalato la montagna del Purgatorio. Non ho più dubbi, il versante di Avlaki è magnetico…..
Agios Panteleimon |
La SPIAGGIA di POMICE
E poi si dice che andare per Musei è tempo perso… se non fosse stato per il filmato del Museo di Vulcanologia non avremmo neppure immaginato esistesse questo luogo meraviglioso, del tutto ignorato dalle mappe, dalle guide turistiche e dalle cartoline. Non so se gli isolani abbiano dato a questa spiaggia un nome, sta di fatto che non è indicata da nessuna parte e sembra che nessuno la conosca, pertanto, considerate le sue caratteristiche, l’abbiamo battezzata noi come ELAFRÒPETRA PARALIA o SPIAGGIA di POMICE.
Non è stato facile trovarla ma più o meno avevamo capito dove potesse essere e ne siamo partiti alla ricerca, stavolta una vera e propria “caccia al tesoro”.
Da Mandraki bisogna andare a Pali e poi continuare ancora verso sud, salire per le colline di Capo Katsouni, e, appena la strada sprofonda in un avvallamento che arriva vicinissimo al mare, stop! Lasciate il vostro mezzo sulla strada e scendete su quella che sembra solo una stretta e lunga striscia di anonimo ghiaietto fra la strada e il mare.
Dalla strada non si vede proprio nulla e nessun riferimento può far intuire la presenza della Spiaggia di Pomice, ma appena sarete sulla riva del mare la vedrete perché la stretta striscia di sabbia su cui siete appena scesi continua verso nord allargandosi proprio a ridosso del promontorio da cui siete venuti col motorino.
Camminando verso il promontorio capirete subito che la particolarità di questa spiaggia sta tutta nella tondeggiante collina che la nasconde, nella alta, liscia e chiara falesia di lapilli, ceneri e pietra pomice stratificati.
Ma la cosa ancora più stupefacente è che il vento ha scavato e modellato in questa tenera parete di pomice numerose grotte con finestre e colonne che compongono una serie di artistici mini appartamenti rupestri. Potete così scegliere il monolocale che più vi piace, sono tutti vista mare, ed abitarlo per una giornata intera, dedicandovi ai bagni e al relax.
L’acqua del mare è cristallina, tranquilla e inusualmente tiepida (ci sarà una sorgiva calda?), facciamo dei piacevolissimi bagni ma soprattutto ci divertiamo un mondo con le pietre pomice. Questa spiaggia è una vera e propria miniera di pietre pomice, ce ne sono di tutte le misure e ne abbiamo raccolte un’infinità, molte le abbiamo portate con noi in acqua per vederle galleggiare e navigare leggere verso lidi ignoti, alcune le abbiamo portate a casa come souvenir. Del resto tutti i negozi di Nisyros vendono pietre pomice come souvenir, al naturale o in confezioni regalo, preziose alleate della toilette personale fin dai tempi antichi…
Non è stato facile trovarla ma più o meno avevamo capito dove potesse essere e ne siamo partiti alla ricerca, stavolta una vera e propria “caccia al tesoro”.
Da Mandraki bisogna andare a Pali e poi continuare ancora verso sud, salire per le colline di Capo Katsouni, e, appena la strada sprofonda in un avvallamento che arriva vicinissimo al mare, stop! Lasciate il vostro mezzo sulla strada e scendete su quella che sembra solo una stretta e lunga striscia di anonimo ghiaietto fra la strada e il mare.
Dalla strada non si vede proprio nulla e nessun riferimento può far intuire la presenza della Spiaggia di Pomice, ma appena sarete sulla riva del mare la vedrete perché la stretta striscia di sabbia su cui siete appena scesi continua verso nord allargandosi proprio a ridosso del promontorio da cui siete venuti col motorino.
Camminando verso il promontorio capirete subito che la particolarità di questa spiaggia sta tutta nella tondeggiante collina che la nasconde, nella alta, liscia e chiara falesia di lapilli, ceneri e pietra pomice stratificati.
Ma la cosa ancora più stupefacente è che il vento ha scavato e modellato in questa tenera parete di pomice numerose grotte con finestre e colonne che compongono una serie di artistici mini appartamenti rupestri. Potete così scegliere il monolocale che più vi piace, sono tutti vista mare, ed abitarlo per una giornata intera, dedicandovi ai bagni e al relax.
L’acqua del mare è cristallina, tranquilla e inusualmente tiepida (ci sarà una sorgiva calda?), facciamo dei piacevolissimi bagni ma soprattutto ci divertiamo un mondo con le pietre pomice. Questa spiaggia è una vera e propria miniera di pietre pomice, ce ne sono di tutte le misure e ne abbiamo raccolte un’infinità, molte le abbiamo portate con noi in acqua per vederle galleggiare e navigare leggere verso lidi ignoti, alcune le abbiamo portate a casa come souvenir. Del resto tutti i negozi di Nisyros vendono pietre pomice come souvenir, al naturale o in confezioni regalo, preziose alleate della toilette personale fin dai tempi antichi…
la Spiaggia di Pomice |
Il TESORO di NISSYROS
Stasera, sul lungomare di Mandraki, gli spruzzi marini arrivano robusti fin sulla strada, il mare gioca con le grosse pietre del fondo marino come fossero sassolini e fa sentire il suo roco e possente fragore.
Col motorino non riusciamo ad evitare del tutto gli schizzi e arriviamo un po’ bagnati al Bacareto Margarita dove Davide sta cercando di arginare gli spruzzi calando i teloni di plastica trasparente. Stasera tira vento e il maglioncino ci sta proprio bene, ci sediamo in un angolo riparato e contempliamo gli ultimi riflessi del sole che cavalcano le onde.
NISYROS ora emerge chiara dentro di me, non è un’isola, ma una vera e propria scultura di lava, modellata dal fuoco, dal vento, dalle onde e dal tempo, lavorata dall’uomo e dalla natura.
Generata in ere lontane, appartiene più al mito che alla storia. Poseidone, il dio del mare, in una sera come questa, ha strappato col suo tridente un lembo di roccia dalla vicina Kos e lo ha scagliato contro il gigante Polivoti seppellendolo sotto quella roccia che sarebbe diventata l’isola di Nisyros. Un’isola nata da un atto di violenza, un’isola sconvolta dalla violenza della sua montagna di fuoco, una violenza di cui ancora si vedono le tracce… eppure l’atmosfera che si respira a Nisyros è di pace, serenità e dolcezza.
Da secoli a Nisyros gli abitanti convivono tranquillamente con un vulcano in piena attività, il vulcano più bello dell’Egeo, ma non lo considerano un vulcano ostile bensì un amico generoso, questo vulcano non li intimorisce, anzi, offre loro tutto se stesso.
Il vulcano ha donato a Nisyros pietre scure per costruire le case, enormi pietre per la solenne cinta di mura dell’antica acropoli, gesso candido per le chiese immacolate, caldi sbuffi sulfurei ed acque termali per il benessere del corpo, terra fertile da coltivare, ossidiana sfavillante per lame di cristallo, pomice soffice e leggerissima.
Qui crescono mandorle deliziose e fichi enormi, la cannella diventa una profumata bevanda colore del sangue, il saporito formaggio di capra viene conservato nel vino locale, forte e rosso come lava incandescente.
Lungo le coste abbiamo trovato mille tesori, alte dune di sabbia pura, merletti di piccole pomici, immensi scogli bruni e tenere chiare falesie modellate dal vento.
La convivenza di paesaggi drammatici e paesaggi dolcissimi crea l’incanto di Nisyros, un incanto ancor più mediterraneo che egeo.
Col motorino non riusciamo ad evitare del tutto gli schizzi e arriviamo un po’ bagnati al Bacareto Margarita dove Davide sta cercando di arginare gli spruzzi calando i teloni di plastica trasparente. Stasera tira vento e il maglioncino ci sta proprio bene, ci sediamo in un angolo riparato e contempliamo gli ultimi riflessi del sole che cavalcano le onde.
NISYROS ora emerge chiara dentro di me, non è un’isola, ma una vera e propria scultura di lava, modellata dal fuoco, dal vento, dalle onde e dal tempo, lavorata dall’uomo e dalla natura.
Generata in ere lontane, appartiene più al mito che alla storia. Poseidone, il dio del mare, in una sera come questa, ha strappato col suo tridente un lembo di roccia dalla vicina Kos e lo ha scagliato contro il gigante Polivoti seppellendolo sotto quella roccia che sarebbe diventata l’isola di Nisyros. Un’isola nata da un atto di violenza, un’isola sconvolta dalla violenza della sua montagna di fuoco, una violenza di cui ancora si vedono le tracce… eppure l’atmosfera che si respira a Nisyros è di pace, serenità e dolcezza.
Da secoli a Nisyros gli abitanti convivono tranquillamente con un vulcano in piena attività, il vulcano più bello dell’Egeo, ma non lo considerano un vulcano ostile bensì un amico generoso, questo vulcano non li intimorisce, anzi, offre loro tutto se stesso.
Il vulcano ha donato a Nisyros pietre scure per costruire le case, enormi pietre per la solenne cinta di mura dell’antica acropoli, gesso candido per le chiese immacolate, caldi sbuffi sulfurei ed acque termali per il benessere del corpo, terra fertile da coltivare, ossidiana sfavillante per lame di cristallo, pomice soffice e leggerissima.
Qui crescono mandorle deliziose e fichi enormi, la cannella diventa una profumata bevanda colore del sangue, il saporito formaggio di capra viene conservato nel vino locale, forte e rosso come lava incandescente.
Lungo le coste abbiamo trovato mille tesori, alte dune di sabbia pura, merletti di piccole pomici, immensi scogli bruni e tenere chiare falesie modellate dal vento.
La convivenza di paesaggi drammatici e paesaggi dolcissimi crea l’incanto di Nisyros, un incanto ancor più mediterraneo che egeo.
Le frange di nubi rossastre e la nebbia marina sollevata dalle onde rendono ora il tramonto livido ed onirico, KOS, mollemente sdraiata sull’orizzonte, è già avvolta in un manto bruno che inizia a brillare di lucciole sparse, sempre più numerose e luminose, fino a confondersi del tutto con le stelle del cielo.
SONO FELICE: HO TROVATO IL TESORO !!!
SONO FELICE: HO TROVATO IL TESORO !!!
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INFOMEMO
Questo racconto fa parte dei miei DIARI del DODECANESO, le isole visate per le quali trovate già un racconto pubblicato sono Patmos, Lipsi, Leros, Kalymnos, Kos, Nisyros, Tilos e Simi. Non so se riuscirò mai a trascrivere gli appunti di Astipalea, Karpathos, Halki e Rodi e farli diventare un racconto, per il momento stanno ben ordinati in quaderni e buste di plastica trasparente, non si sa mai. Il nostro viaggio a Nissyros è stato fatto a giugno ed abbiamo trovato ovunque pace e tranquillità, quasi tutti i giorni l’isola si popola e spopola di turisti provenienti da Kos che animano per poche ore Mandraki e/o la Caldera, arrivano anche barche a vela e caicchi turchi ma se vogliono sostare sono costretti a sistemarsi nel porticciolo di Pali, quindi non vi accorgerete neppure di tutto questo via vai, non vi sfiorerà neppure e godrete dell’isola in tutti i suoi aspetti proprio come i suoi abitanti… Per chi ama le piccole isole e le atmosfere slow NISYROSè perfetta, noi ci siamo innamorati follemente, è una delle nostre preferite e per noi è stata proprio “L’ISOLA del TESORO”.
NISSYROS come raggiungerla:
Non ha un suo aeroporto ma l’aeroporto di KOS è comodissimo dato che i collegamenti marittimi con Kos sono molto frequenti, quotidiano quello A/R con Kardàmena assicurato dal traghetto tradizionale Panaghia Spiliani, con Kamari/Kéfalos è collegata due volte settimana, giovedì e sabato (da verificare in base alla stagione) . A Nissyros ci arrivano anche gli aliscafi e catamarani della Dodekanisos che la collegano alle altre isole del sud Dodecaneso (Tilos, Simi, Rodi) cosicchè si può programmare un viaggio in questa parte dell’Egeo associando qualche isola in base al tempo a disposizione.
NISSYROS dove dormire
- 3 BROTHERS o TRIA ADELPHI in Mandraki, ottima e bella posizione, proprio sul porticciolo accanto alla chiesa di Agios Nikita. Camere piuttosto piccole, semplici ed essenziali, pulite, bagno privato, frigo, televisione, balconi rivolti all’alba sul mare. A piano terra ci sono anche piccoli appartamenti. Giardino comune con pegola sul porto. I gestori sono simpatici e disponibili, parlano un ottimo inglese. Doppia € 35 a notte. Tel. 22420.31344
- ROMANTZO in Mandraki, subito dietro i 3 Brothers, distinguibile per le finestre blù e la grande terrazza comune al secondo piano. Pari prezzo e livello al precedente. Tel 22420.31340.
Entrambi sono comodissimi per chi arriva con il traghetto, il centro di Mandraki è a proprio a due passi con le sue taverne e tutto il resto.
NISYROS dove mangiare
Abbiamo tralasciato le taverne del tratto di strada porto - spiaggia/piazza, generalmente prese d’assalto dai turisti giornalieri a pranzo e con poca scelta la sera, abbiamo privilegiato quelle più defilate o che sembravano proporre qualcosa di diverso:
- PANORAMA sulla strada carrabile che cinge come un anello la parte alta di Mandraki. E’ una tranquilla taverna familiare, molto frequentata dai locali, i tavoli sono disposti lungo la strada sotto una fresca pergola. Adorabile la titolare che vi presenta il menù del giorno sempre ricco di specialità isolane, soprattutto a base di ortaggi. In due € 25 .
- BACARETO TAVERNA sul lungomare di Mandraki, appena dietro il Mulino-Torre. Minuscola taverna con tavoli a ridosso della balaustra sugli scogli. Piatti del giorno scritti su una grande lavagna, il menù è vario, fuori dal coro, rispettoso della tradizione culinaria greca declinata dalla esperienza e fantasia italica. Da provare assolutamente gli spaghetti ai gamberetti di Simi (minuscoli come quelli di Filicudi). In due € 25/28 euro, rapporto qualità prezzo ottimo.
- ANDRIOTIS a Nikià, davanti al museo di vulcanologia, con una bella e fresca terrazza panoramica, un interno gradevole e di gusto. Taverna che vende anche prodotti locali e offre piatti della tradizione isolana. Da provare l’insalata di Nisyros.
- O BALKONI a Eborios, vicino alla chiesa. La terrazza con panorama sul balcone rende indimenticabile una cena soprattutto in settimana di luna piena. Costa un pochino di più dell'altra taverna di Eborios ma la location òp giustifica ampiamente..
NISYROS come muoversi
In giro per l’isola: uno scooter o una piccola auto sono indispensabili alleati per le scalate i pendii dell’isola e per raggiungere ogni posto dell’isola. Le strade sono poche ma tutte asfaltate e in buono stato, quantomeno per visitare tutto ciò che è qui descritto non sono stati necessari sterrati.
- MANOS RENT CAR, sul piazzale del porto, scooter €15 euro al giorno.
Gite in barca: all’isola di Gialì: ci hanno detto che in alta stagione ci sono barche che la fanno, a giugno non è stato possibile.
A piedi: l’isola è una manna per gli appassionati di trekking, si possono percorrere le antiche mulattiere ancora pavimentate e in ottimo stato, da Mandraki a Paleokastro, da Nikià ad Avlaki, dalla Panagias Kiras a Pachià Ammos e molte altre
NISYROS spiagge da Mandraki in senso orario, in giugno nessuna era attrezzata
- Chochlaki, sotto la rocca del monastero Panagia Spiliani, di sassi grandi
- Gialiskari, appena prima di Pali, ai piedi dell’hotel White Beach, era una bella spiaggia di sabbia bianca e rocce scure ma le recenti mareggiate l’avevano erosa quasi del tutto
- La Spiaggia di Pomice, zona Capo Katsouni, la bella spiaggia con le grotte e le pomici, di sabbia e sassolini,
- Lies, lunghissima e ampia, alla fine della strada litoranea dell’isola, di sabbia e sassolini rosso scuro,
- Pachià Ammos, molto ampia, con grandi dune di sabbia fine e battigia di sabbia grossa rossastra, si raggiunge a piedi da Lies
NISYROS da comprare
- POMICE, oltre a quelle che potrete raccogliere, le trovate anche in confezione regalo, sono un souvenir molto economico, utile e assolutamente autentico (€ 1-2 cad.)
- KANNELADA, sembra un rosolio ma è concentrato di cannella rosso rubino da utilizzare per profumatissimi drink.
- SOUMADA, un concentrato di mandorle per dolcissimi drink
- FOTOGRAFIE ARTISTICHE ce ne sono di bellissime, presso Photo Art Gallery di Artin Karakassiani che trovate sulla Piazza – Spiaggia di Mandraki
- PRODOTTI ALIMENTARI; olio e vasetti di formaggio al vino, e altre leccornie, a Nikià
Così l'articolo NISYROS - L’ISOLA del TESORO
vale a dire tutti gli articoli NISYROS - L’ISOLA del TESORO Questa volta, si spera in grado di fornire benefici a tutti voi. Va bene, si vede in un altro post articolo.
Ora stai leggendo l'articolo NISYROS - L’ISOLA del TESORO l'indirizzo del link http://unadestinazione.blogspot.com/2013/09/nisyros-lisola-del-tesoro.html
Sono l’autore delle fotografie e del testo da me prodotti e qui sopra riportati con il titolo “NISYROS - L'ISOLA DEL TESORO“ e utilizzati per la pubblicazione su questo blog “UNA DESTINAZIONE TURISTICA ITALIANA” HTTP://UNADESTINAZIONE.BLOGSPOT.COM/
ReplyDeletesenza il mio consenso e senza il pagamento del relativo compenso per i diritti d'autore in evidente violazione dalla legge 22 aprile 1941 n. 633 “Protezione del diritto d'autore”.
Vi ricordo che le immagini e i testi pubblicati sono esclusivo copyright dei singoli autori e che solo gli autori possono autorizzarne l’utilizzo per la pubblicazione, Vi ordino pertanto di RIMUOVERE immediatamente il mio articolo dal vostro blog, informandovi che in caso di vostra inadempienza mi rivolgerò alle competenti autorità a difesa dei miei esclusivi diritti.
I am the author of the photos and text produced by me and reported above with the title "NIRYROS - L'ISOLA DEL TESORO" and noted that they were used for the publication on this blog "ONE ITALIAN TOURIST DESTINATION" HTTP://UNADESTINAZIONE.BLOGSPOT.COM/
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Ornella Baciocchi – Puccy