titolo : LIPSI - L'ISOLA "TUTTOMARE"
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LIPSI - L'ISOLA "TUTTOMARE"
di PUCCY (Ornella Baciocchi)
Lo sportello del catamarano si apre e LIPSI ci accoglie con una luce sfavillante. L’acqua del porto è turchese, le case distese lungo la baia sono bianchissime, il paesaggio è immoto e privo di ombre. Il colpo d’occhio è suggestivo, per un attimo sembra di essere sbarcati nelle Cicladi.
Lungo la banchina del porto i titolari di pensioni e studios cercano di attirare, con i loro colorati cartelli, l’attenzione dei turisti appena arrivati. Uno di loro si avvicina a noi mostrando il book con le foto della sua struttura, ma, decisa, una robusta signora si intromette offrendoci la sua camera con un concorrenziale ribasso di prezzo. Alzo gli occhi e incrocio lo sguardo brillante di Taxiarchia Grilli, la titolare degli studios Mira Mare: non riusciamo a dirle di no e ci troviamo immediatamente caricati sulla sua auto.
CALYPSO, nella mitologia greca, è una ninfa il cui nome deriverebbe da kalyptein, colei che nasconde, sua dimora era l’isola Ogigia. Ulisse vi sbarcò dopo il terribile naufragio in cui perse tutto, compagni, navi e speranze. Calypso lo accolse, lo amò e lo tenne con sè, ben nascosto e lontano dal mondo, per sette o addirittura dieci anni. Ma nel cuore di Ulisse, ad un certo punto, si risvegliò forte il desiderio di tornare ad Itaca e Calypso, a malincuore, gli fornì legname per costruirsi una zattera e provviste per il viaggio, lei gli indicò gli astri sui quali regolare la rotta, lei gli indicò la via. Molti luoghi nel Mediterraneo rivendicano il diritto ad essere identificati nella mitica Ogigia, fra tutti i più accreditati sono l’isola di Gozo, e, soprattutto, Lipsi, grazie all’assonanza con il nome di Calypso. Siamo stati in entrambe le isole e, se dovessi esprimere parere, voterei per Gozo: Ulisse non avrebbe desiderato andarsene da Lipsi. LIPSI è dunque un luogo magico, frammentato in mille scogli, sfuggente nei suoi mille contorni, ha mille grotte, mille anfratti scavati dal mare e dal vento. Lispi offre sicuro rifugio e nascondiglio a mille uccelli migratori e, forse, alle ultime foche monache; Lipsi trattiene gelosa il suo ritmo di vita genuino e tradizionale. Lipsi non ti lascia partire facilmente, e poi, quando sei partito, ti resta comunque dentro, come una storia d’amore. Taxiarchia vive a Lipsi da sempre, non è una ninfa ma un donna in carne ed ossa, ha corti capelli biondi arricciati dalla permanente, occhi verde-azzurri come il suo mare, ha una fisico forte e robusto, seno generoso e prorompente, una risata gaia che spesso si spegne in un sorriso malinconico. Da ragazza era forse una delle più belle del paese e forse anche una delle più ribelli; da donna matura mette grande energia nella sua attività di affittacamere, lavora sodo per la sua casa e i suoi figli. Porta un nome che a noi può suonare misterioso tanto quello di Calypso, ma che, in italiano, potrebbe esser semplicemente tradotto in Arcangela. Ho riflettuto su questo nome greco, arcangelo, taxiarchon, che curiosamente significa “signore, guida del viaggio”, e, a pensarci bene, coerentemente con il suo nome, Taxiarchia è stata la guida di un viaggio, per me inaspettato, attraverso i meandri di un tormentato cuore di Lipsi. Taxiarchia, in tutto simile a Calypso, nasconde i suoi pensieri e la sua solitudine in un'isola sfuggente, ti accoglie pronta, quasi ti rapisce, ti trattiene con il suo desiderio di condividere e di comunicare. Triste è partire da LIPSI.
Il regno di Taxiarchia: la candida Chora e i suoi dintorni.
Gli studios Mira Mare sono circondati da un orto-giardino, un po’ confuso, ma allegro e colorato: grandi girasoli e alberi da frutto, rose profumate e grosse melanzane, zucchini e cetrioli abbracciati alle petunie, una grande aiuola di vlita, la saporita erba da mangiare lessata con il limone, circondata da gialli tageti. Al piano terra, sotto un piccolo portico, si apre una grande cucina, le finestre sono spalancate, le tendine svolazzano e la televisione è accesa ad alto volume anche se nessuno la sta guardando. Subito viene messo sul fuoco il bricco del caffè ed esce dalla credenza una torta di mele sfornata la mattina stessa. Taxiarchia ci mostra una camera al piano terra sul giardino, molto spartana, ma a noi va bene. Recuperiamo velocemente costumi e asciugamani: la voglia di un bagno vince su tutto. L’isola è davvero piccola, ha una superficie modesta, i bassi rilievi e un ricco reticolo di sentieri consentono agli amanti del trekking di raggiungere a piedi qualunque posto. C’è anche un servizio di minibus che collega il paese con le spiagge principali di Platis Gialos e Katsadia. Con un motorino però gli spostamenti sono più autonomi e veloci, e si possono raggiungere facilmente tutte le spiagge e i luoghi di interesse. Per il momento decidiamo di muoverci a piedi, acquistiamo acqua e frutta, e ci dirigiamo verso la spiaggia di Liendou. Data la sua vicinanza al paese Liendou è piuttosto frequentata, ma è una spiaggia molto riparata e godibile: la sabbia è fine e chiara, l’acqua bassa e tranquilla, la totale assenza di onda la rende ideale per i bambini, i classici bagni a paperella e il nuoto.
la spiaggia di Liendou |
Dopo il bagno si può stare sdraiati al sole o all’ombra delle basse tamerici che la contornano, unico neo è la strada che passa dietro e le auto e i motorini, che in luglio ed agosto penso possano dar noia. Riprendiamo quindi il cammino e in dieci minuti arriviamo alla spiaggia di Kambos. Rispetto a Liendou è un po’ più stretta, la sabbia più scura e più fine, i bassi alberi di tamerici offrono ombra a sufficienza, il mare è più profondo e il fondale piuttosto roccioso. Qui ci godiamo sole e bagni in assoluta tranquillità, poi, per un sentiero che serpeggia fra gli scogli, arriviamo fino a una piccola cappella persa nella totale solitudine, e qui, nel silenzio rotto dal prorompente canto delle cicale e nella purezza del paesaggio assolato iniziamo a respirare l’atmosfera di Lipsi.
l'incantevole atmosfera di Lipsi |
immagini di una volta... |
Nel meriggio, il porto è però silenzioso e immobile, solo la sera il lungomare si anima di luci e di gente, le taverne mettono i loro tavolini in riva al mare, le caratteristiche ouzerie di Platia Nikiforias servono gli aperitivi a base di ouzo e sfiziose meze, la gente del posto passeggia e si incontra. Sulla bassa altura che circonda la baia del porto, come sulle gradinate di un piccolo teatro, si raccolgono le case della CHORA intorno alla grande chiesa che troneggia incontrastata con la sua cupola blu e due imponenti campanili.
Di primo acchito sembra quasi che ci siano due Chore, una bassa intorno al porto e una più alta sulla collina intorno alla chiesa. Salendo le strade a gradinate, si cammina in un mondo semplice, autentico e genuino, niente è artefatto ad uso e consumo del turismo, tutto parla della vita quotidiana di gente che lavora nei campi o sul mare. Semplici abitazioni imbiancate a calce, minuscoli giardini costruiti con vasi di fiori disposti intorno agli ingressi, gelsomini che si arrampicano sui fili della luce, ex contenitori di olio o feta che, decorati con fantasia, diventano coloratissime fioriere. Grande e maestosa è invece la chiesa dalla cupola azzurra dedicata a San Giovanni Theologos, costruita con le donazioni degli emigranti. Il pesante portone si richiude dietro di noi, la bianca luce del sole si spegne e lascia il posto alla tenue e rossastra luce delle candele. Nella penombra risplende l’oro e l’argento della ricca decorazione che riveste quasi completamente la Panagìa tì Mavri, la “Madonna Nera”, una preziosa icona del 1500 che raffigura una Madonna con Bambino dall’incarnato bruno.
Ma poco distante, mille altre candele attirano la nostra attenzione su un'altra sacra effige, la Panagìa tou Charou, la “Madonna della Croce”. Questa strana effige, di gusto decisamente occidentale e del tutto insolita per una chiesa ortodossa, proviene dall’omonimo santuario campestre ed ha una storia affascinante. Nell’aprile 1943, una giovane ragazza, chiedendo grazia per i disastri della guerra, mise sotto il vetro del quadro dei gigli bianchi colti sulla spiaggia. Questi, una volta seccati, rifiorirono nel mese di luglio e poi ancora il 23 agosto, proprio nel giorno della festa della Panagìa tou Charou che, da allora, è venerata come la protettrice dell’isola. I gigli sono ancora lì sotto il vetro e la custode della chiesa ci ha assicurato che rifioriscono ogni anno quando l’icona viene riportata nel suo santuario con una solenne processione che richiama pellegrini da tutte le isole del Dodecaneso.
Dietro la chiesa si apre la graziosa piazza alberata, la principale della città vecchia, con taverne e kafenion, un piccolo Museo Ecclesiastico, l’ufficio postale e il Municipio, insomma il cuore della cittadina. Scendiamo per una breve scalinata fra immense piante di basilico e arriviamo mentre Taxiarchia è alle prese con una montagna di lenzuola fresche di bucato. L’aiuto a stendere e a piegare la biancheria asciutta, le chiedo da quanto tempo ospita turisti e lei inizia a raccontarmi come è partita la sua avventura di affittacamere. L’isola è oggi frequentata da un buon numero di turisti greci e stranieri che arrivano da tutte le parti del mondo, ma Lipsi è una scoperta turistica italiana. Trenta anni fa le strutture turistiche erano praticamente inesistenti e la sua nuova casa costruita ai piedi della Chora era quasi fuori paese. Due giovani stranieri bussarono una mattina alla sua porta chiedendo dove avrebbero potuto trovare camere in affitto, erano italiani e avevano un viso simpatico. Lei era in piedi sulla porta con in braccio il figlioletto, indecisa su cosa dire e cosa fare: il pensiero del marito lontano, i pregiudizi del paese, la ragione, tutto le consigliava di non aprire la porta di casa a quei due ragazzi. Aprì la porta. In meno di mezz’ora la camera dei suoi figli era diventata la sua prima camera da affittare e i due ragazzi italiani i suoi primi ospiti e clienti. Taxiarchia ride ancora divertita di quel gesto di istintiva follia che l’ha portata ad inventarsi un lavoro. Non ha evitato le interminabili discussioni col marito o le critiche dalla gente, ma lei è andata avanti decisa, ormai aveva aperto la sua casa al mondo, a gente diversa che le portava frammenti di luoghi che non aveva e non avrebbe mai potuto vedere. Tornano così mille ricordi e mille aneddoti, mille volti, il suo sguardo si ferma e si perde, assente, su un canovaccio azzurro che ripiega più volte.
Panagia tou Charou |
Dietro la chiesa si apre la graziosa piazza alberata, la principale della città vecchia, con taverne e kafenion, un piccolo Museo Ecclesiastico, l’ufficio postale e il Municipio, insomma il cuore della cittadina. Scendiamo per una breve scalinata fra immense piante di basilico e arriviamo mentre Taxiarchia è alle prese con una montagna di lenzuola fresche di bucato. L’aiuto a stendere e a piegare la biancheria asciutta, le chiedo da quanto tempo ospita turisti e lei inizia a raccontarmi come è partita la sua avventura di affittacamere. L’isola è oggi frequentata da un buon numero di turisti greci e stranieri che arrivano da tutte le parti del mondo, ma Lipsi è una scoperta turistica italiana. Trenta anni fa le strutture turistiche erano praticamente inesistenti e la sua nuova casa costruita ai piedi della Chora era quasi fuori paese. Due giovani stranieri bussarono una mattina alla sua porta chiedendo dove avrebbero potuto trovare camere in affitto, erano italiani e avevano un viso simpatico. Lei era in piedi sulla porta con in braccio il figlioletto, indecisa su cosa dire e cosa fare: il pensiero del marito lontano, i pregiudizi del paese, la ragione, tutto le consigliava di non aprire la porta di casa a quei due ragazzi. Aprì la porta. In meno di mezz’ora la camera dei suoi figli era diventata la sua prima camera da affittare e i due ragazzi italiani i suoi primi ospiti e clienti. Taxiarchia ride ancora divertita di quel gesto di istintiva follia che l’ha portata ad inventarsi un lavoro. Non ha evitato le interminabili discussioni col marito o le critiche dalla gente, ma lei è andata avanti decisa, ormai aveva aperto la sua casa al mondo, a gente diversa che le portava frammenti di luoghi che non aveva e non avrebbe mai potuto vedere. Tornano così mille ricordi e mille aneddoti, mille volti, il suo sguardo si ferma e si perde, assente, su un canovaccio azzurro che ripiega più volte.
Piccolo Giardino - il regno di Taxiarchia |
Il regno di Calypso: le spiagge luminose, il mare cristallino e le dolci colline
Ci alziamo di buon ora, Taxiarchia è già all’opera in cucina e ci invita a fare colazione con lei. Davanti al caffè, il discorso cade su Patmos e, non potendo negare di esserci stati bene, risvegliamo il suo campanilismo isolano colorato di antipatia per la “Sacra Isola”: il retaggio della storica sudditanza non è ancora superato. Dato che oggi abbiamo in programma un giro completo dell’isola, Taxiarchia ci dà alcune indicazioni sui punti, a suo parere, più belli e ci mettiamo in marcia con il motorino che abbiamo noleggiato. L’isola di Lipsi non ha un patrimonio storico-culturale di particolare rilievo ma in compenso offre dei bei paesaggi con i suoi vigneti, gli olivi e le colline coltivate, bellissime spiagge e mare cristallino. Iniziamo dalla parte orientale dell’isola e dal villaggio prendiamo la strada che sale puntando verso nord-est. Si passa di fianco all’eliporto e si corre su un basso crinale ventoso, quindi la strada si biforca e si può scendere a Monodendri o a Kamares.Queste sono due spiagge difficili da raggiungere, non ci arrivano ne bus ne taxi, le indicazioni sulle cartine sono contraddittorie e le strade, soprattutto nell’ultimo tratto, piuttosto accidentate, diventano praticamente sentieri ed è meglio continuare a piedi. Per alcuni sono le spiagge più belle, il paesaggio è sicuramente selvaggio ed affascinante, ma non sono di nostro gusto, troppo ventose ed assolate, aspre e rocciose.
visione marina |
Riprendiamo la strada asfaltata che, dopo aver nuovamente superato il paese, inizia a scendere verso sud con begli scorci panoramici, e poi punta dritta verso l’isoletta di Lyra. Questa zona, a ca. 2 km dal paese, è raggiungibile anche con il bus che arriva fino alla spiaggia di Katsadias che si stende proprio ai piedi della collina. La spiaggia è una stretta striscia di sabbia fine e dorata, molto ombreggiata da grandi tamerici, acqua poco profonda e sempre tranquilla. La contornano poche case e ospita la graziosa taverna Dilaila in cui trovate un fresco giardino e atmosfera genuina. Da questa fresca oasi si possono facilmente raggiungere, anche a piedi e in pochi minuti, le più piccole spiagge ghiaiose di Papandria e Tselepaki, da un lato, e le minuscole calette di Kavi, Koutsi e Limni, dall’altro.
Baie a Katsadias |
Da Katsadias, seguendo sempre la strada principale, si arriva al santuario della Panagia tou Charou: il piccolo e modesto edificio pare risalga al 1600 ma non ha nulla di particolare e la sua fama è dovuta solo al fatto che ospitava la singolare e miracolosa icona dei gigli, ora custodita nella cattedrale. Dal piazzale del santuario, però, si domina un bel paesaggio di olivi e vigne e, non lontano, c’è una azienda vinicola che produce ancora il famoso vino Fokiano, dolce e scarlatto, prodotto in grandi quantità durante l’occupazione italiana ed inviato persino in Vaticano. Da assaggiare! Dal santuario la strada scende quindi alla spiaggia di Chochliakoura o Kokliakoura che non ci entusiasma: ci sono ciottoli ed è del tutto assolata, viene utilizzata anche come porticciolo, la parte più particolare è quella nord dove le onde hanno scolpito piccole calette e scavato piccole grotte. Per completare la scoperta della parte orientale dell’isola, raggiungiamo infine le più isolate spiagge di Xirocambos e Toukomnima, solitarie e luminose con i loro ciottolini bianchi e neppure un filo d’ombra. Ritorniamo verso il paese, lo attraversiamo e scolliniamo sulla frastagliata costa settentrionale. Dopo un bel tratto panoramico appare Platis Gialos, considerata la più bella spiaggia dell’isola e non possiamo che essere d’accordo.
Platis Gialos |
La sabbia è molto chiara e piuttosto fine, il mare è azzurrissimo se non fosforescente, il fondale poco profondo, perfetta per bagni e nuotate idilliache. In bassa stagione è godibilissima e poco affollata, tanto che, in mezzo ai pochi bagnanti, pinneggiano tranquille una decina di anatre. Alcune anziane signore stanno in tranquillo e placido ammollo, con occhiali da sole e cappellino in testa, impegnate nella tipica “conversazione acquatica” greca. Nel momento di maggior calura ci rifugiamo all’ombra della taverna Kostas e ci mettiamo a tavola assaporando un piattone di pesce fritto e il diafano panorama sulla baia.
Da Platis Gialos la strada asfaltata continua per un altro chilometro, passa accanto alla chiesetta di Agios Theologos e termina al micro porticciolo di Moschato, un buon riparo per i pescatori e gli allevamenti di acquacoltura. Ritornando, appena superata Platis Gialos, prendiamo a destra la deviazione panoramica che si inerpica sul monte più alto dell’isola. Si incontra per prima una chiesetta dedicata ai Pente Osiomartires, i Cinque Santi Martiri, e poi si sale ancora fino alla cappella Stavros. Il panorama è magnifico e ce lo godiamo tutto, finché il sole tocca quasi l’orizzonte. Dopo cena rientriamo tranquilli agli studios Mira Mare e troviamo la casa in grande agitazione: il grande tavolo sotto il portico è coperto da una montagna di ortaggi, piselli, fagiolini e bamies, Taxiarchia e una vicina di casa sono presissime, sia a pulire la verdura sia a tenere a bada due grossi australiani, arrivati stamattina. L’entusiasmo con cui le due donne ci salutano ci fa capire che il nostro arrivo è provvidenziale, chiaramente sperano che Aldo possa “farsi carico” dei due australiani, chiaramente alticci e troppo galanti. Dopo un po’ i cowboy mollano e vanno a letto, la vicina se ne torna a casa, io e Taxiarchia continuiamo a sbucciare i piselli. Mi chiede come è andata la giornata e cosa abbiamo visto, le elenco le località visitate e lei annuisce, come una maestra con l’alunno che ha svolto bene il compito assegnato. Anche lei ama molto Platis Gialos, ci portava spesso i figli, “Lipsi è bellissima” dico “adoro la sua semplicità e la sua tranquillità”, lei alza gli occhi e mi risponde asciutta “…perché te ne andrai”. Il suo animo rompe l’argine, le parole prendono sentieri ardui e imprevisti, le mie visioni idilliache vengono annientate, mi vergogno del mio entusiasmo puerile, dei mei idilli e il mio sogno di vivere su un’isola come Lipsi mi sembra ridicolo. Poi comprendo che la sua vera prigione non è Lipsi, ma il suo stesso cuore.
Il regno di Nettuno: navigando sulle onde fra Azzurri Arcipelaghi
In greco “Oi Leipsoi”, da noi reso senza l’articolo e semplicemente in “Lipsi”, è in realtà un sostantivo plurale che andrebbe tradotto con “I Lipsi”. E’ con questo nome che gli isolani indicano tutto l’insieme delle oltre 20 piccole isole che, a est di Patmos e a nord di Leros, sono sparse intorno all’isola più grande che porta il nome greco di “Leipso”. Quando diciamo LIPSI, dunque, più che un isola, stiamo nominando un vero e proprio arcipelago, molto variegato e particolare, anzi, per essere ancora più precisi, una costellazione di piccoli arcipelaghi. Non viaggiare almeno un giorno fra questa miriade di isolette, di cui alcune microscopiche, sarebbe come perdere un pezzo di Lipsi, e che pezzo! Il mezzo migliore ci pare la motonave RENA M/B, un tradizionale caicco che propone la sua “5 Islands Cruise”, un’escursione giornaliera fra le piccole isole, con soste a Makronissi, Aspronissi, Marathi e Arki. Parte tutte le mattine alle 9.30/10.00 e rientra alle 18,30, il biglietto costa 20 euro e non comprende altro che il trasporto, quindi è bene portarsi acqua e cibo. All’imbarco si presentano una decina di persone, tutti greci, e la motonave lascia il molo scivolando leggera sulle acque turchesi ed immobili della baia portuale. Punta dritta a sud dove, dirimpetto all’imboccatura del porto, ci sono 7 piccole isole tutte raggruppate. La più grande e conosciuta di queste si chiama giustamente Makronissi, grande-isola. La Rena procede lenta, zigzagando fra altissime falesie stratificate, curiose formazioni rocciose e grandi faraglioni. Si insinua in stretti passaggi e splendide grotte in cui i riflessi marini creano splendidi giochi di luce e sembra di essere dentro grandi caleidoscopi. In queste grotte, si dice, vive ancora qualche esemplare della piccola e timidissima foca monaca. L’ancora viene buttata in una protetta cala quasi circolare, proprio a ridosso di una chiara falesia che si frantuma in una minuscola spiaggia: possiamo fare il primo bagno godendo del magnifico scenario che ci circonda.
Si riprende la navigazione costeggiando il lato orientale di Lipsi. Sull’orizzonte, fra la foschia marina, appare, come un miraggio, una bianchissima mole galleggiante. La candida sagoma che si intravede ti porta ad immaginare che ti stia venendo incontro la leggendaria nave da crociera Rex, come nel film Amarcord, oppure la mitica balena bianca Moby Dick, incubo del Capitano Achab, o magari il grande iceberg di Titanic. Ma le immagini della fantasia vengono presto sbriciolate dalla reale smagliante scogliera e dalla immacolata spiaggia di Aspronissi. Il suo nome significa isola-bianca, anche se l’aggettivo “aspros” va ben oltre il bianco indicando più precisamente una carnagione chiara, e come tale bella. E così ci avviciniamo in silenzio a cotanta bellezza, abbagliati da tanto candore. Mille uccelli marini si alzano in volo lanciando le loro stridule proteste per la nostra intrusione: hanno ragione, qui i padroni di casa sono loro.
Ci tuffiamo e il mare sembra custodire diamanti, i sassi bianchi brillano sul basso fondale rinviando lame di luce tagliente. La spiaggia è semplicemente meravigliosa nella suo totale abbandono al sole, e anche noi ci abbandoniamo al sole finché il capitano Yannis non ci richiama all’ordine.
L’isola di Lipsi è ormai lontana e, dopo un buon tratto di mare assolutamente blu, ci avviciniamo lentamente alla piccola isola di Arki. Ben nascosta da innumerevoli, tondi e piatti, isolotti rocciosi, simili a grandi biscotti galleggianti, si apre una delle più belle baie dell’Egeo: Tiganakia.
Questa località è tappa d’obbligo per tutte le imbarcazioni che effettuano escursioni, ma, trovandosi sulla costa sud-orientale di Arki è raggiungibile anche a piedi dal suo piccolo centro abitato. Tiganakia ha una spiaggia sabbiosa e acque incredibilmente azzurre e trasparenti, chiazze di alghe brune la fanno assomigliare al mantello di un fantastico leopardo in versione marina.
L’insieme è molto suggestivo e scenografico, i fondali sono piuttosto bassi e, inaspettatamente, si tocca anche se si è parecchio lontani dalla riva: questo bagno va dritto nel cassetto dei “bagni memorabili”.
Da Tiganakia in pochi minuti si arriva a Marathi dove ora risiedono solo 2 famiglie che, in estate, gestiscono le due taverne sulla spiaggia, vendono souvenir e offrono alloggio a chi volesse isolarsi per un po’. La spiaggia è tranquilla, lunga e di sabbia, con generosi alberi di tamerici che offrono ombra per pic-nic e pennichella.
Un piccolo e breve sentiero porta alle quattro case e alla piccola chiesetta dell’antico villaggio, ma non troviamo nulla di interessante, anzi, il totale abbandono ci mette un po’ tristezza. La Rena, con il suo carico di 12 gitanti, riprende il mare verso il profilo ondulato di Arki. L’unico centro abitato di quest’isola, che conta 40-50 anime, si raccoglie intorno al suo porticciolo, molto chiuso e riparato, pieno zeppo di piccole, se non minuscole, barche da pesca. Sulla piazzetta che funge anche da molo di ormeggio, sotto una bella pergola, c’è una semplice taverna che vende di tutto ed un paio di anziani giocano a tavli. Una sola strada, più o meno asfaltata, sale dritta sulla collina fra povere e modeste case, a un certo punto diventa un sentiero ed arriva in cima al paese e quindi alla Chiesa della Metamorfosi da cui si gode un bel panorama.
Si riprende la navigazione costeggiando il lato orientale di Lipsi. Sull’orizzonte, fra la foschia marina, appare, come un miraggio, una bianchissima mole galleggiante. La candida sagoma che si intravede ti porta ad immaginare che ti stia venendo incontro la leggendaria nave da crociera Rex, come nel film Amarcord, oppure la mitica balena bianca Moby Dick, incubo del Capitano Achab, o magari il grande iceberg di Titanic. Ma le immagini della fantasia vengono presto sbriciolate dalla reale smagliante scogliera e dalla immacolata spiaggia di Aspronissi. Il suo nome significa isola-bianca, anche se l’aggettivo “aspros” va ben oltre il bianco indicando più precisamente una carnagione chiara, e come tale bella. E così ci avviciniamo in silenzio a cotanta bellezza, abbagliati da tanto candore. Mille uccelli marini si alzano in volo lanciando le loro stridule proteste per la nostra intrusione: hanno ragione, qui i padroni di casa sono loro.
Ci tuffiamo e il mare sembra custodire diamanti, i sassi bianchi brillano sul basso fondale rinviando lame di luce tagliente. La spiaggia è semplicemente meravigliosa nella suo totale abbandono al sole, e anche noi ci abbandoniamo al sole finché il capitano Yannis non ci richiama all’ordine.
L’isola di Lipsi è ormai lontana e, dopo un buon tratto di mare assolutamente blu, ci avviciniamo lentamente alla piccola isola di Arki. Ben nascosta da innumerevoli, tondi e piatti, isolotti rocciosi, simili a grandi biscotti galleggianti, si apre una delle più belle baie dell’Egeo: Tiganakia.
incantevole Tiganakia |
Questa località è tappa d’obbligo per tutte le imbarcazioni che effettuano escursioni, ma, trovandosi sulla costa sud-orientale di Arki è raggiungibile anche a piedi dal suo piccolo centro abitato. Tiganakia ha una spiaggia sabbiosa e acque incredibilmente azzurre e trasparenti, chiazze di alghe brune la fanno assomigliare al mantello di un fantastico leopardo in versione marina.
Leopardo Marino |
…TUTTOMARE… |
L’insieme è molto suggestivo e scenografico, i fondali sono piuttosto bassi e, inaspettatamente, si tocca anche se si è parecchio lontani dalla riva: questo bagno va dritto nel cassetto dei “bagni memorabili”.
Da Tiganakia in pochi minuti si arriva a Marathi dove ora risiedono solo 2 famiglie che, in estate, gestiscono le due taverne sulla spiaggia, vendono souvenir e offrono alloggio a chi volesse isolarsi per un po’. La spiaggia è tranquilla, lunga e di sabbia, con generosi alberi di tamerici che offrono ombra per pic-nic e pennichella.
Un piccolo e breve sentiero porta alle quattro case e alla piccola chiesetta dell’antico villaggio, ma non troviamo nulla di interessante, anzi, il totale abbandono ci mette un po’ tristezza. La Rena, con il suo carico di 12 gitanti, riprende il mare verso il profilo ondulato di Arki. L’unico centro abitato di quest’isola, che conta 40-50 anime, si raccoglie intorno al suo porticciolo, molto chiuso e riparato, pieno zeppo di piccole, se non minuscole, barche da pesca. Sulla piazzetta che funge anche da molo di ormeggio, sotto una bella pergola, c’è una semplice taverna che vende di tutto ed un paio di anziani giocano a tavli. Una sola strada, più o meno asfaltata, sale dritta sulla collina fra povere e modeste case, a un certo punto diventa un sentiero ed arriva in cima al paese e quindi alla Chiesa della Metamorfosi da cui si gode un bel panorama.
Seguiamo il sentiero che, costeggiando la baia, raggiunge il promontorio che chiude il porto verso nord. Camminando nella luce dorata del pomeriggio l’atmosfera si fa sempre più irreale, solo un fruscio di erba secca, frinire di cicale, minuscole calette sabbiose, profumo di timo, solitudine e pace. Si può davvero credere di essere lontani da qualunque cosa e di poter viaggiare nei nostri stessi sogni. Rientriamo con il sole che già scende verso l’orizzonte. Il porto di Lipsi, a quest’ora, esprime appieno la semplicità della sua gente e il suo stile di vita tradizionale: la paziente pulizia delle reti sul molo, i polipi stesi ad asciugare, i vasi di basilico annaffiati con cura, il profumo delle vivande che esce dalle taverne, i rintocchi delle campane, le donne che tornano dalla chiesa. Incrociamo anche la nostra Taxiarchia che, tutta elegante con un leggero abito a pois e con il velo da messa in mano, scende dalla Chora conversando allegramente con altre donne. Appena ci vede, saluta le sue conoscenti e si unisce a noi, mi prende sotto braccio e ce ne andiamo insieme verso casa accompagnati dalla brezza fresca e leggera che si alza dal mare.
INFOMEMO
Questo racconto fa parte dei miei DIARI del DODECANESO, le isole per le quali trovate già un racconto pubblicato sono Patmos, Lipsi, Leros, Kalymnos, Kos, Nisyros, Tilos e Simi. Spero di poter presto trascrivere anche gli appunti di Astipalea, Karpathos, Halki e Rodi. Il nostro viaggio è stato fatto a giugno ed abbiamo trovato ovunque pace e silenzio. Quando penso a LIPSI mi viene in mente il suo mare, un mare chiaro e azzurro, immerso in una luce accecante che si annulla nell’azzurro del cielo; mi viene in mente un’acqua trasparentissima, da bere, baluginante ed irresistibile, per questo l’ho definita “ISOLA TUTTOMARE”. Lipsi piacerà moltissimo agli amanti delle intere giornate passate a contatto col mare, in compagnia dello sciabordio dell’acqua e del sole implacabile; piacerà moltissimo a chi ama le camminate lungo assolati e silenziosi sentieri in compagnia dei propri sandali e delle cicale; piacerà moltissimo a chi vuole avere come unico diversivo la scelta della taverna per la propria cena. LIPSI è sicuramente un’isola tranquilla, ha più o meno 700 abitanti e le strutture turistiche non sono moltissime, inesistenti i grandi alberghi e i villaggi turistici, le automobili sono praticamente assenti, solo nel mese di agosto, quando nel porticciolo arrivano numerose barche private e i caicchi turistici dalle isole vicine, si può parlare di un vero e proprio movimento, anche se concentrato nei luoghi più facilmente accessibili. Quando penso a LIPSI mi viene in mente Taxiarchia e la sera passata a sbucciare i piselli; quando sono arrivata a Lipsi avevo al collo due lacci, uno con una perla bianca ed uno una perla nera, quando sono partita da Lipsi ho annodato il laccio con la perla nera al collo di Taxiarchia, un pegno per il mio ritorno…
la poetessa Puccy -a sinistra- con la leggendaria affittacamere Taxiarchia |
LIPSI come raggiungerla:
Non ha aeroporti, raggiungibile solo via mare con aliscafi e catamarani che fanno le rotte da Kos e da Samos; i collegamenti più frequenti sono quelli da/per Patmos che dista giusto mezz’ora di catamarano. Ci sono anche traghetti tradizionali che fanno scalo. Noi siamo arrivati a Lipsi da Patmos, con il primo catamarano del mattino della Dodekanisos, e da Lipsi abbiamo poi proseguito il nostro viaggio nel Dodecaneso verso LEROS.
LIPSI dove dormire:
Mira Mare € 25. Taxiarchia Grilli è la padrona di casa e la troverete sicuramente al porto, non perde un arrivo e una partenza. Camere con bagno e piccoli appartamenti, semplici, molto molto spartani. www.lipsi-miramare.com. Tel. 22470.41238 - Fax 22470.41022 - Cell: 6973383406.
Aphroditi Hotel € 50/70. Lo segnaliamo perché è molto bello, proprio sulla spiaggia di Liendou. aperto tutto l’anno, è ideale per una vacanza di tarda primavera o inizio autunno. Offre piccoli appartamenti per 2/5 persone. Sito www.hotel-aphroditi.gr, Email aphroditi_hotel@hotmail.com, Tel.22470.41001 - 41002, Fax. 22470.41000.
LIPSI dove mangiare:
Mylos Cafè “Caffè del Mulino” sulla piazza principale della Chora. Porte e finestre bordate di turchese e tavolini blu. Semplice, yogurt ottimo. Prezzi economici, quattro portate € 25.
To pefko “Il Pino” classica taverna greca con i tavolini distribuiti su terrazzini e balconi di legno sul porto. Piante verdi e tovaglie quadrettate giallo blu creano un ambiente allegro e fresco. Buonissime le polpette di fava, l’agnello allo yogurt e l’arrosto con le melanzane. Prezzi € 30.
The Rock, Sophokles, Nikos & Kristodouli sono tre delle numerose ouzerie che potete trovare sul porto: ideali per mezedes, polipo grigliato, calamari con riso nero e insalate di ricci.
Porto Grill House Restaurant, ideale per gyros pitta, souvlaki, pomodori ripieni e le classiche greek salad. Molto semplice e prezzi molto economici, a partire dai € 3 del gyros.
Kostas Taverna a Platis Gialos, pesce, porzioni abbondanti € 25.
Bakery Shop o Paradosiakos Phournos, sul fondo della piazza prospiciente il porto c’è questo meraviglioso Forno Tradizionale dove gustare cose buone fra cui i caratteristici dolci “pounkakia” (un dolce fritto) e “diples” (grandi wafer farciti di miele e cannella), grandi croissants e gelati, profumate tyropite o mizithropite (formaggio fresco locale).
LIPSI come muoversi:
Disporre di un mezzo motorizzato non è proprio indispensabile ma utile per girare ovunque se si hanno pochi giorni a disposizione. In ogni caso con minibus, gita in barca e a piedi si potrà comunque godere delle spiagge, a mio avviso, migliori e senza troppa fatica.
Markos & Maria Rent a Bike, sotto la Grill House Porto, scooter € 15 al giorno Tel 22470.41130. Se andate in alta stagione e volete un motorino, forse vale la pena di prenotarlo prima. Le strade sono tutte buone e facili, non ci sono né grandi salite né precipizi, uno scooter 50 cc va benissimo e anche gli inesperti possono osare.
Rena M/B, 5 Islands Cruise, parte tutte le mattine verso alle 9.30/10 con rientro alle 18,30. Non è grandissima e quindi il gruppo non sarà numerosissimo. La navigazione e le soste sono di tutta tranquillità e la gita è pertanto godibilissima. Il pranzo non è compreso nel biglietto (€ 20 a testa in gruppo da 12). Per informazioni: Renas’Boats Agency Tel/Fax 22470.41110-41363, Cell.6977.918560, email: renas1022@hotmail.com
Bus comunale, € 2 a corsa. I pulmini comunali da 12 posti percorrono le strade principali e consentono di raggiungere le 2 spiagge principali di Platis Gialos e Katsadia. La fermata è sulla piazza Nikiforias sul porto vicino all’ufficio turistico.
LIPSI spiagge:
Tante, per tutti i gusti, frequentate o nascoste e solitarie, di sabbia o ghiaia, come se non bastasse, una miriade di isolette con baie fantasmagoriche. Eccetto Plati Gialos, Katsadias e Liendou che hanno una taverna ed ombra, in tutte le altre è bene portarsi acqua, cibo e un telo parasole. Plati Gialos e Katsadias si raggiungono col minibus comunale, Liendou e Kambos sono vicinissime al porto e si va a piedi in 10 minuti. Segno con un asterisco quelle che ho preferito:
Liendou**, a piedi, in paese, sabbia fine, acqua bassa e tranquilla, alberi di tamerici;
Kambos**, a piedi o moto dopo Liendou, sabbia, stretta, alberi di tamerici, fondale roccioso;
Kato Kimissi**, a piedi o moto dopo Kambos, sabbia e ciottoli, alberi e bello scenario;
Platis Gialos**, motorino o bus, acqua calma e bassissima, sabbia fine, radi e piccoli alberi di tamerici, taverna ottima;
Monodendri e Kamares, moto e a piedi, esposte a nord est, ghiaia, ventose e assolate;
Katsadias, moto o bus, a sud di fronte all’isola di Lyra, sabbia, grandi alberi di tamerici e taverna;
Papandria, Tselepaki, Kavi, Koutsi e Limni calette** vicine a Katsadias, carine e tranquillle;
Chochliakoura, moto, ciottolino e rocce scavate, assolata, utilizzata anche come porticciolo;
Xirocambos e Toukomnima, moto, esposte a est, isolate, di ciottolino bianco;
Makronissi**, con motonavi, formazioni rocciose caratteristiche e bellissime grotte:
Aspronissi**, con motonavi, bellissima spiaggia di sabbia candida;
Marathi, con motonavi, lunga spiaggia di sabbia con alberi di tamerici e taverne;
Arki, con motonavi, a piedi poi si arriva alla meravigliosa baia di Tiganakia** dove si fermano anche le motonavi
Così l'articolo LIPSI - L'ISOLA "TUTTOMARE"
vale a dire tutti gli articoli LIPSI - L'ISOLA "TUTTOMARE" Questa volta, si spera in grado di fornire benefici a tutti voi. Va bene, si vede in un altro post articolo.
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Ornella Baciocchi – Puccy